SELEZIONE DELLA STAMPA ESTERA- 3 giugno di Critica Sociale
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... Flag-waving is fine - so long as you use the right flag
Il Presidente Suleiman ha ordinato la rimozione di tutti i poster con la sua immagine. Ha capito quanto nociva all'unità nazionale fosse la guerra di simboli combattuta attraverso le affissioni dalle diverse componenti politiche. Questa decisione va nel senso dei principi che si è convenuto di affermare a Doha, ovvero la priorità dell'interesse nazionale su quello delle singole fazioni.
Tra Damasco e Riyadh è in corso una battaglia sotterranea, alimentata soprattutto dalle provocazioni suggerite dai siriani con l'obbiettivo di destabilizzare il potere saudita e spingere ad una nuova leadership che possa condividere la visione siro-iraniana sull'egemonia della regione. L'Arabia Saudita che a cuore soprattutto la stabilità della regione, non è affatto lusingata dalla prospettiva di affidare ad un Iran potenzialmente prossimo all'arma nucleare il controllo politico di una area che andrebbe dal Libano all'Iraq.
Il Presidente Hamid Karzai, attacca le forze della coalizione per gli errori commessi in Afghanistan e “difende” i talebani: “hanno fatto delle cose buone” - dice. È assolutamente necessario trattare con i “signori della guerra” se si vuole che il paese esca dallo stato di insicurezza nel quale si trova adesso, e se si vogliono creare le condizioni minime per lo sviluppo.
L'industria finanziaria islamica vale attorno ad 800 miliardi di dollari, per una crescita annua attestata, dal 2000, al 10-15%. Il mercato finanziario islamico riproduce le regole di quello occidentale, salvo il rispetto della sharia che impedisce, ad esempio, gli interessi sui prestiti, o gli investimenti in settori come l'industria del tabacco, del gioco d'azzardo, o delle armi. Una guida interattiva online esplora I principali strumenti finanziari islamici, i protagonisti ed I settori guida del mercato.
Perché alcuni Paesi in via di sviluppo (Pvs) riescono a crescere mentre altri rimangono al palo? Il Nobel MichaelSpence e la Commissione per la Crescita e lo Sviluppo cercano di rispondere con uno studio sulle 13 economie in più rapida ascesa del mondo. “Due sono le scoperte che mi hanno particolarmente sorpreso ed affascinato”, dice Spence a Fp. “In primo luogo, quanto sia importante l'economia globale nel favorire la crescita dei Pvs, sia in termine di domanda sia in termine di diffusione del know-how e della tecnologia. Ma la cosa che più mi ha colpito è l'incidenza della leadership politica nel gestire e favorire il successo economico di un Paese.” Una rivalutazione del ruolo dello Stato e quindi un'implicita critica, anche se Spence nega, alla dottrina del Washington Consensus, il pacchetto di riforme strutturali di stampo liberista proposto da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale e semi-imposto ai Pvs negli anni novanta.
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