Due terzi della popolazione araba ha meno di 25 anni, ed un quarto sono disoccupati. In una regione esplosiva come il Medio Oriente la priorità deve essere data alla creazione di posti di lavoro ed allo sviluppo economico. È questa la migliore garanzia per la sicurezza e la migliore risposta alla deriva estremista. Ma le riforme economiche non saranno efficaci se non saranno accompagnate da una profonda riforma democratica dei sistemi politici.
In una lettera aperta al Presidente americano, George W. Bush, l'ex consulente di Yasser Arafat, Bassam Abu Sharif, illustra le ragioni per cui in Medio Oriente si è persa la fiducia sulla capacità delle Nazioni Unite di esercitare su Israele le pressioni necessarie a spingere il paese verso una vera politica di pace e lancia un monito: il fallimento del dialogo avrà come conseguenza il rafforzamento dell'estremismo.
Nasrallah sta giocando una grande partita mediatica su scala internazionale, il cui obbiettivo non è convincere il pubblico di esser riuscito a sconfiggere l'Occidente a Doha, ma di aver ormai il sostegno della grande maggioranza della popolazione libanese sul suo disegno e la sua visione di quello che deve essere l'assetto politico della regione mediorientale.
Se fossero confermati, gli indizi sulla presenza di Hezbollah in Nigeria – come conseguenza del disimpegno della Russia nel continente africano - rappresenterebbero una seria minaccia alla stabilità mondiale. La comunità internazionale deve necessariamente approfondire la questione.
Solo un mese fa, non c'erano in Libano nemici più agguerriti del movimento Amal - guidato da Nabih Berri, speaker del paramento – e il Partito Socialista Progressista di Walid Jumblatt. Ebbene oggi i nemici si incontrano per sottoscrivere una dichiarazione comune di intenti che li impegna al dialogo ed alla cessazione delle ostilità, per incoraggiare la normalizzazione politico-istituzionale del Paese. È questo un segno evidente di come Doha sia stato più che un evento di facciata.
Il Libano presenta una struttura socio-politica peculiare, fondata sul riconoscimento equanime dei diversi gruppi religiosi, nelle istituzioni come nelle attività economiche. i padri fondatori vollero garantire il confessionalismo stipulando nel 1943 un Patto Nazionale che garantisce a tutti i gruppi eguali diritti ed opportunità. Lo sviluppo economico e sociale del paese avrebbe così reso uguali i cittadini libanesi, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. Paradossalmente, si tratta dello stesso principio di “discriminazione positiva” oggi sostenuto da paesi come Francia e Stati Uniti.
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