È ancora presto per mostrarsi fiduciosi sulla possibilità di una riconciliazione tra Hamas e Fatah. Ma molti segnali lasciano sperare che sia arrivato il momento giusto. Hamas ha accolto l'invito lanciato dal Presidente dell'Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, che ha promesso nuove elezioni se i colloqui dovessero rivelarsi fruttuosi. Prima d'ora, la AP aveva sempre subordinato questa eventualità alla rinuncia di Hamas su Gaza.
I nuovi coloni ebrei che arrivano nel quartiere arabo di Jaffa, a Tel Aviv – un'area tradizionalmente meno cara del resto della città e che, in più, offre ai residenti una piacevole vista sul mare – sta creando un progressivo ma sensibile rincaro dei prezzi degli affitti, causando gravi problemi alla popolazione araba meno abbiente. Haaretz Superfluous and harmful talk Moshe Arens
Ex ministro della difesa del partito della destra israeliana, Likud, Moshe Arens giudica pericolose l'insistenza con cui il governo insiste perché gli Stati Uniti intervengano per eliminare la minaccia nucleare iraniana. Jerusalem Post A unifying doctrine
“Dal fiume al mare”: questa la dottrina che, secondo un editoriale del quotidiano conservatore israeliano, dovrebbe essere adottata dal governo. In sostanza, il rifiuto da parte di Israele di qualunque presenza straniera, nei territori compresi tra il Mediterraneo ed il Giordano, che possa essere giudicata una minaccia alla sicurezza nazionale.
Una diplomazia più assertiva nei confronti dell'Iran da parte degli Usa e delle altre principali potenze, è, secondo il NYT, una strada più efficace della minaccia della forza per fronteggiare la minaccia nucleare rappresentata da Teheran.
Per Israele il dialogo con Damasco offre una grande opportunità. Val dunque la pena provarci. Sebbene per ottenere dei risultati concreti sarà forse necessario aspettare ancora molto. Quanto meno, l'insediamento della nuova amministrazione americana.
In Afghanistan è in corso da sette anni una doppia guerra, contro i talebani e contro Al Qaeda. Un caso esemplare di cosa sia necessario fare – e soprattutto di cosa non fare – per riuscire nel così detto “Nation Building”. La dispersione degli sforzi, la moltiplicazione dei centri decisionali, la debolezza del potere locale e l'arroganza degli ...
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