Nel momento di compiere il suo ultimo viaggio in Europa, ed in particolare in quella che rimane la sua locomotiva economica, la Germania, George W. Bush si trova di fronte ad una circostanza sorprendente. I giovani anarchici, gli attempati pacifisti ed i politici di sinistra non hanno organizzato la consueta, affollata, manifestazione per contestare la sua politica. Forse perché nell'ultima fase del suo mandato Bush ha ristretto gli spazi di manovra dei falchi nella sua amministrazione, forse perché è mutato il clima delle relazioni Washington-Berlino, più probabilmente perché si assiste ad un ripiego dell'opinione pubblica tedesca sulle preoccupazioni di politica interna. Qualcuno sottolinea l'irrilevanza di attaccare un presidente a fine mandato. L'unico dato certo è che i mesi del contrasto tra America e “Vecchia Europa” sul protocollo di Kyoto e sulla guerra in Iraq sembrano improvvisamente lontani.
I due candidati alla successione di Bush hanno un punto in comune: voltare pagina con il “bushismo”, che ha rappresentato il periodo più buio delle relazioni tra Usa ed Europa. C'è da sperare che il prossimo 4 novembre rappresenti la svolta tanto attesa da tutti e due i lati dell'Oceano. La Conferenza di Parigi intende porvi rimedio. Ma i suoi obbiettivi concreti sono ben più modesti di quella strategia globale che la Francia intenderebbe adottare.
George W.Bush è stato capace di alimentare come nessun altro prima di lui un sentimento di ostilità per gli Usa; tuttavia, l'Europa ritrovata in questo suo viaggio di addio dal Presidente si dimostra vicina agli Usa come non mai.
Nonostante le difficoltà politiche interne alla sua grande coalizione, Merkel si è imposta come la più autorevole, rassicurante ed affidabile leader europea. Resta da verificare se questo, insieme alla tenuta dell'economia tedesca, siano sufficienti ad assicurarle un secondo mandato.
Sin dall'epoca del generale De Gaulle, l'atteggiamento della Francia verso gli Stati Uniti è riassumibile nella formula “Amici, alleati, non-allineati”.Questa formula indica con precisione la natura dell'eccezione francese, un insieme di orgoglio identitario e diffidenza, di autonomia e cooperazione, che hanno sempre caratterizzato non solo la politica ma lo spirito profonda della nazione. Si spiega così il grande dibattito suscitato nel paese dalla volontà del Presidente Sarkozy di riportare la Francia dentro la struttura militare della Nato.
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