Quando sono consultati, gli europei dicono “no”. Dopo la bocciatura della Costituzione ratificata nel 2005 da francesi e olandesi, è ora il turno degli irlandesi rifiutare il Trattato di Lisbona. La disaffezione dei cittadini europei non potrebbe essere più palese. L'Europa è considerata lontana, non democratica, incapace di rispondere ai bisogni dei cittadini ed è ormai vista come un ostacolo inutile tra la nazione ed il villaggio globale. Le divergenze si moltiplicano ed è la stessa Commissione a gettare la spugna davanti alle resistenze nazionali per un sistema economico-fiscale unico che possa portare l'Europa tutta intera nella globalizzazione. In queste condizioni, potrà bastare la volontà espressa dal Presidente Sarkozy di riportare la politica in Europa a rilanciare l'Unione?
Le Figaro Il faut construire l'Europe en respectant les peuples Per Jean-Pierre Chevènement il “no” irlandese decreta definitivamente la morte del Trattato di Lisbona. Adesso – sostiene l'ex primo ministro – è necessario tener conto della volontà popolare per proseguire sulla elaborazione politica dell'Unione europea.
I leader europei non hanno la più pallida idea di come reagire al “no” irlandese. Mentre a Bruxelles si cercherà ancora una volta una soluzione di emergenza, l'Europa affronta ancora una volta una crisi dalla quale evidentemente non era mai riuscita a risanarsi.
Le Figaro La France peut donner sa chance à l'Europe politique Francis Rosenstiel, ambasciatore al Consiglio d'Europa, e Presidente del Forum per l'Europa Democratica, sostiene la necessità di avviare la costituzione di un gruppo ristretto di paesi che lanci una piattaforma politica sulla quale costruire il rilancio dell'unificazione politica europea. La crisi innescata dal “no” irlandese può costituire una grande opportunità per la Presidenza francese. Constatato il fallimento dell'Europa tecnocratica e funzionale, è necessario rimettere la politica al centro del progetto comune. Questo il terreno sul quale la Francia ha inteso costruire l'agenda della sua presidenza. La bocciatura del Trattato di Lisbona non deve essere un pretesto per abbandonare quel percorso ma, al contrario, per intraprenderlo con maggiore determinazione.
Niente di nuovo. Nonostante i toni catastrofisti utilizzati da molti commentatori e politici, il no irlandese al Trattato di Lisbona non è un dramma per l'Unione Europea. Quando la Costituzione Europea venne bocciata da francesi ed olandesi le reazioni furono simili, ma negli ultimi tre anni le istituzioni europee non si sono disintegrate, né le prospettive future dell'Unione pregiudicate. Anzi, a ben guardare la moneta europea è oggi più forte ed importante su i mercati mondiali rispetto a tre anni fa e, nonostante le prime avvisaglie di crisi, l'economia del continente non è andata poi così male negli ultimi mesi. Il voto di mezzo milione di irlandesi non può cambiare lo stato delle cose radicalmente. Il processo di consolidamento delle istituzioni comunitarie non verrà certo interrotto dall'esito di un referendum.
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