Dallas News
Editorial: U.S., Europe united toward Iran
Per quanto la diffidenza anti-Bush permanga in Europa, uno degli esiti più incoraggianti dell'ultimo viaggio del presidente Usa nel Vecchio Continente pare essere la ritrovata compattezza atlantica nel fronteggiare il dossier iraniano. Il nucleare di Teheran ha già allontanato Cina e Russia da Washington. Presto o tardi, Pechino e Mosca dovranno rendersi conto che la proliferazione nucleare nel Golfo Persico non recherà loro benefici politici ed economici. Allo stato attuale delle cose, il dialogo è l'unica opzione che trova concordi Europa e Stati Uniti. Vale la pena perseguirla, finché sarà realistico farlo.
Spiegel
Israeli Ministers Mull Plans for Military Strike against Iran
Ralf Beste, Cordula Meyer e Christoph Schult
Il governo israeliano è molto scettico sull'efficacia delle sanzioni e si sta rapidamente convincendo della necessità di ricorrere ad un attacco preventivo contro l'Iran per evitare che Teheran entri in possesso dell'arma atomica. La cooperazione o il via libero di Washington non sono considerati a Gerusalemme condizioni necessarie per dare il via all'operazione. I vari raggruppamenti politici israeliani sembrano dissentire tra loro soltanto sul timing dell'attacco. Per i più moderati sarebbe consigliabile attendere una fase molto avanzata del programma iraniano, in modo da dimostrare alla comunità internazionale l'inefficacia dei mezzi diplomatici. I falchi vorrebbero invece cogliere l'attuale “finestra di opportunità”, che si chiuderà alla fine del mandato di Bush. Se il prossimo presidente dovesse essere Obama, dicono, Israele non potrebbe in alcun modo contare sul sostegno americano per un'azione di forza.
Newsweek
Presidents and the Mythology of Munich
Evan Thomas
Neville Chamberlain è passato alla Storia come l'uomo che ha permesso ad Hitler di guadagnare posizioni in Europa, incoraggiandolo sulle chances della Germania di estendere il proprio dominio all'intero continente. “L'appeasement” è la politica tristemente legata alla timidezza con cui il primo ministro britannico cedette alle richieste del fuhrer a Monaco di Baviera nel 1938. Sinonimo di incapacità di difendere con determinazione le proprie posizioni, i propri principi. Di questo Bush e McCain accusano Obama e quanti mostrino una postura morbida davanti al governo di Teheran ed alla sua decisione nel portare avanti il programma nucleare iraniano. Evitare un nuovo 1938 è un imperativo, ma assimilare integralmente due situazioni separate da settant'anni di Storia, e soprattutto agire conseguentemente, rischierebbe di apparire semplicistico.