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L’EUROPA SI AFFIDA A BLAIR NELLA LOTTA AL RISCALDAMENTO GLOBALE
L’ex premier britannico, come prossimo mediatore dell’Ue, potrebbe giocare un ruolo decisivo nel raggiungimento di un accordo globale su clima e ambiente



Se i tentennamenti degli otto grandi ad Hokkaido non hanno rassicurato sul reale impegno dei leader mondiali ad affrontare il nodo cruciale del riscaldamento climatico, il crescente impegno sul punto di una personalità autorevole come Tony Blair ridà slancio alle prospettive di raggiungimento di un accordo vincolante in materia. L'ex premier britannico ha incontrato a Bruxelles il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, per discutere della lotta al cambiamento climatico e della necessità di concludere positivamente la conferenza di Copenaghen, che si terrà alla fine del 2009. La conferenza dovrebbe fissare i nuovi obiettivi obbligatori di riduzione delle emissioni di gas serra da parte dei paesi industrializzati per il periodo successivo al 2012, quando scadrà il martoriato Protocollo di Kyoto. Barroso e Blair hanno sottolineato come sia essenziale che l'Ue mantenga il suo ruolo di leadership internazionale nelle politiche sul cambiamento climatico, soprattutto ora che sembra generalmente accettata l'esigenza di fissare un calendario con obiettivi obbligatori di riduzione delle emissioni, una strada in cui l'Europa ha dato l'esempio al mondo.

Appare sempre più concreta l’ipotesi che a Blair, già mediatore per il Quartetto in Medio Oriente possa essere presto affidato l’incarico di rappresentante personale di Barroso, che potrebbe trovare in una figura influente ed ascoltata come Blair, peraltro da sempre convinto dell'importanza della lotta al riscaldamento globale, un emissario prezioso per l'opera di mediazione che sarà necessario implementare con i governi che parteciperanno alla conferenza di Copenaghen. L’appuntamento danese, infatti, rappresenterà uno spartiacque decisivo per valutare il reale impegno di quei Paesi, di nuova e vecchia industrializzazione, tradizionalmente refrattari a partecipare allo sforzo globale di riduzione delle emissioni, a prendere impegni vincolanti in materia. Soprattutto appare difficile trovare una visione concorde sull’entità reciproca delle riduzioni di polluzioni nocive, in quanto Paesi come Cina ed India sostengono che debba spettare all’Occidente il sacrificio più consistente. D’altra parte, gli Stati Uniti non accetteranno mai di impegnarsi senza un contestuale, e sostanziale impegno, dei giganti asiatici. Sotto questo profilo, il compito di Blair non si prospetterebbe affatto facile.

Blair all'inizio del mese aveva già presentato al G8 di Hokkaido un rapporto che prevede10 proposte concrete destinate a preparare il terreno per un accordo globale a Copenaghen. Il rapporto individua le azioni che i leader politici ed economici devono intraprendere e le questioni che devono affrontare prima di arrivare alla decisiva conferenza. Obiettivo di questo piano d'azione è  assicurare il sostengo politico per un buon accordo da parte dei protagonisti più importanti del negoziato: oltre all'Unione Europea, gli Stati Uniti, la Cina, l'India, il Giappone e la Russia.  Blair, incontrando i giornalisti al termine del faccia a faccia con Barroso, ha ribadito quanto egli ritenga centrale ed imprescindibile il ruolo dell’Europa nella battaglia per la salvaguardia dell’ambiente. “La leadership dell’Unione Europea è necessaria per mettere insieme le due parti del mondo e per arrivare a un patto sul clima, senza il quale ci attenderebbero tempi davvero difficili”, ha concluso.