Mentre la crisi greca aggrava il declino dell'europeismo, si ripresenta un problema in latenza dal 1871: l'egemonia della Germania in Europa. Un biennio di crisi globale non ha fatto altro che confermare il ruolo preminente della Germania, un ruolo che negli ultimi decenni è stato confinato all'ambito finanziario. Tuttavia, posto che le dinamiche economiche assumono di giorno in giorno una natura prettamente politica e che le due sfere tendono vieppiù a intrecciarsi, è impossibile sottovalutare la recente, vigorosa, virata di Berlino. Come sottolinea Massimo Gaggi (Corriere della Sera, 11 giugno): “C' è chi comincia a parlare di un «Berlin Consensus». Di fatto un nuovo modello che dal cuore dell'Europa si contrapporrebbe a quel «Washington Consensus» (la dottrina dello sviluppo basato su privatizzazioni, deregulation, libero scambio, lotta all'inflazione e contenimento del deficit pubblico per garantire stabilità) che, proposto dal Tesoro Usa e dagli organismi internazionali basati a Washington (Fondo Monetario e Banca Mondiale), è stato per quasi vent' anni la spina dorsale del sistema economico internazionale.” La Germania, in linea con i propri interessi, sta tentando di riformulare la natura stessa dell'Unione Europea e dell'Eurozona. Per la prima volta dopo decenni i tedeschi mirano inoltre a riaffermare la loro supremazia politica, e non solo economica, sul Vecchio Continente. Se la pericolante architettura europea si indebolisse ulteriormente, o addirittura crollasse, quali rimarrebbero le opzioni percorribili per la Germania? L'alternativa storica all'Europa è sempre stata la Russia. Una convergenza economico-strategica, quella tra Mosca e Berlino, che potrebbe mettere in discussione la fedeltà atlantista della Germania, minando alla radice la coesione del mondo occidentale
Le conquiste democratiche hanno provocato divisioni tra la classe media e i poveri in gran parte dei paesi emergenti LA DEMOCRAZIA IN PERICOLO
Joshua Kurlantzick, Prospect, 26 maggio 2010,
Per anni gli analisti politici hanno considerato la crescita della classe media come la chiave di una democratizzazione di successo. Tuttavia, negli ultimi dieci anni, la classe media dei Paesi in via di sviluppo ha iniziato a mettere in dubbio tale affermazione. Dalla Thailandia alla Russia e all'Ucraina fino a Venezuela, Honduras e Filippine, nel momento in cui le giovani democrazie si trovano ad affrontare nuove minacce, le loro classi medie interrompono il percorso di democratizzazione. Le cause di questa dinamica regressiva sono molteplici: dai leader eletti che violano il dominio della legge, alla corruzione sino alle controversie legate alla distribuzione della ricchezza. Come hanno dimostrato i recenti eventi in Thailandia, se le classi medie e quelle povere si dividono sulla questione dei diritti democratici, lo stesso sistema politico crolla. Queste spinte regressive possono scatenare conflitti, soprattutto tra la classe media e quella meno abbiente.
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