“Questa sinistra subisce da vent’anni l’espansione politica del potere giudiziario. Alla sinistra non riuscì il tentativo maldestro di piegare la maggioranza della magistratura alle sue direttive e si rassegnò al potere della corporazione”. Lo afferma Rino Formica in una intervista alla Critica Sociale, che la pubblicherà nel nuovo numero speciale dedicato ai 120 anni di vita della Rivista fondata da Filippo Turati nel 1891. “Errore simmetrico - prosegue Formica - è quello della magistratura che vuole piegare la politica, ritenuta fonte di metastasi istituzionali”.
Si è dunque rotto “l’equilibrio paritario” tra politica e magistratura che è durato fino agli anni ‘90 e che può essere ripristinato solo “tornando alla saggezza dei Costituenti del 1946 (da Calamandrei a Togliatti, da Dossetti a Ruini) che vollero la pari rappresentanza nel CSM tra Parlamento e Toghe”. Un equilibrio che venne rotto dall’ ” emendamento Scalfaro” che raccolse una risicata maggioranza negli ultimi giorni della Costituente e che assegnava la maggioranza dei 2/3 ai magistrati e 1/3 ai laici.
Formica propone quindi di ristabilire il principio della parità nella composizione del CSM tra potere rappresentativo della sovranità popolare (il Parlamento) e la rappresentanza della Magistratura “che non si volle fosse un potere, ma un ordine”, autonomo in quanto subordinato solo alla legge.
L’autonomia della magistratura è sempre stata garantita dai socialisti, ma si basava sul principio del rispetto verso i poteri dello Stato e viceversa.
Oggi la magistratura, maggioritaria nell’organo di controllo su se stessa, “non è fatta di toghe-rosse o toghe-nere , ma vuole potere politico per la propria corporazione: sono “toghe-gialle”.
L’equilibrio tra politica e magistratura - conclude Formica - “non è quindi un problema che possa essere risolto dall’Associazione nazionale magistrati, ma da una riforma costituzionale che abroghi l’ emendamento Scalfaro”.
