di Piero Risoluti - Quello che è successo alla centrale di Fukushima si presta a due chiavi di lettura: una tecnica ed una politica. Tecnicamente, è stato dimostrato che la cosiddetta difesa in profondità, realizzata attraverso l'interposizione di barriere protettive frapposte tra il nocciolo del reattore e l'ambiente esterno, ha funzionato. Infatti tali barriere hanno resistito ad un sisma che è risultato perfino tre volte superiore a quello di progetto, ed è stato per magnitudo il V° di tutti quelli finora conosciuti e registrati. Anche i sistemi di refrigerazione sono rimasti sostanzialmente funzionanti. Ciò fino a che non è intervenuta la colossale onda di maremoto, la quale però a sua volta non ha compromesso i sistemi di difesa dell'isola nucleare: semplicemente ha messo fuori uso i diesel di emergenza, ed è stato questo che ha determinato, con la mancanza di refrigerazione del nocciolo e delle piscine di stoccaggio, la crisi delle strutture ed i conseguenti rilasci all'ambiente. Sarebbe bastato che tali sistemi fossero stati collocati, come avviene nelle centrali di ultima generazione, in locali a tenuta stagna, perché inconvenienti molto gravi alle centrali sarebbero stati evitati.
Piero Risoluti è attualmente l’esperto nazionale italiano nel Comitato Fissione Nucleare
della Commissione Europea. Ha diretto in passato la speciale Task Force dell’ENEA
per il Deposito Nazionale dei materiali radioattivi. È stato membro di vari
Comitati internazionali e dal 2004 al 2007 è stato distaccato presso l’Agenzia Internazionale
dell’Energia Atomica delle Nazioni Unite. Ha pubblicato: I rifiuti radioattivi
in tribunale. Il caso Lippolis (Roma, 2002) e, nelle nostre edizioni, I rifiuti nucleari.
Sfida tecnologica o politica? Come il mostro è finito in prima pagina (2003), tradotto
in inglese con il titolo Nuclear Waste. A technological and political challenge (Berlin-
Heideberg-New York, 2004).
Collabora con il comitato scientifico dela Fondazione Riformismo e Libertà presieduta da Fabrizio Cicchitto e Francesco Forte