Il regime siriano teme la fine e mette Israele sotto pressione
L'ULTIMA MOSSA DI ASSAD
Il governo siriano vuole sottrarsi all'ondata di rinnovamento che investe da mesi il mondo arabo e reagisce al crescente isolamento internazionale con la diversione. Mentre proseguono gli scontri tra ribelli e forze armate e la repressione di Damasco miete decine di vittime, molti analisti indicano la mano di Assad dietro i recenti tragici fatti sulle Alture del Golan. Benjamin Weinthal, dell'americana National Review, ritiene che gli scontri al confine israeliano siano da interpretare come le ultime mosse di un regime agonizzante. Radwan Ziadeh, per il libanese Daily Star, propone un parallelismo con le passate repressioni degli Assad e spiega perché in questa circostanza il regime alawita non sopravviverà. Dalle colonne della medesima testata, il noto analista Fareed Zakaria critica l'incapacità della leadership israeliana di leggere i cambiamenti sul terreno in Medio Oriente. Una simile preoccupazione emerge da un recente editoriale di Haaretz che elogia la risposta delle forze armate di Israele al tentativo di forzare il confine sul Golan ma biasima l'inerzia dell'esecutivo Netanyahu. L'analisi di International Crisis Group sul radicalismo a Gaza.
|
|
Dal Golan alla Palestina, le critiche a Netanyahu
ISRAELE. IL CORAGGIO CHE MANCA
Daily Star/Haaretz, giugno 2011,
Israele vive momenti delicati, dovendo gestire il tentativo siriano di strumentalizzare l'impasse del processo di pace. Nel frattempo, si raffreddano ulteriormente i rapporti con gli Usa, in seguito alle dichiarazioni (poi rettificate) di Obama sul sostanziale ritorno dello Stato ebraico entro i confini precedenti il giugno 1967 e la Guerra dei Sei Giorni. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha evidentemente ritenuto azzardate le parole del presidente americano e ha deciso di replicare con fermezza. Una posizione che il noto analista di Newsweek, Fareed Zakaria, critica dalle colonne del Daily Star. Quando afferma che ogni discussione relativa ai confini del 1967 rappresenta un tradimento e che una loro eventuale ridefinizione dovrebbe tener conto dei "drammatici cambiamenti" intercorsi negli ultimi quarant'anni, Netanyahu smentisce sé stesso e le precedenti affermazioni dei diversi leader israeliani (Barak e Olmert) che si sono sempre mostrati possibilisti sulla concessione ai palestinesi dei territori occupati nel '67 e ai siriani del Golan.
L'ascesa dell'islamismo jihadista nella Striscia
L'ESTREMISMO A GAZA
International Crisis Group, giugno 2011,
L'emittente americana Cnn ha recentemente riportato la decisione del Dipartimento di Stato di includere nella lista delle organizzazioni terroriste straniere un gruppo palestinese, conosciuto come l'Esercito dell'Islam (Jaysh al-Islam). La formazione è ritenuta responsabile di numerose azioni terroristiche contro i governi di Israele ed Egitto, e ai danni di cittadini statunitensi, britannici e neozelandesi. Il gruppo è guidato da Mumtaz Dughmush ed è attivo soprattutto nella Striscia di Gaza. Nel rapporto L'Islam radicale a Gaza, prodotto dall'International Crisis Group, Dughmush viene descritto come un ex membro dei servizi di sicurezza palestinesi già assoldato in passato sia da Hamas che da Fatah per compiere non ben precisate "missioni operative". L'Esercito dell'Islam aderisce all'ideologia salafita dello jihad globale, che integra con il tradizionale modello della resistenza armata palestinese. Il gruppo ha in passato collaborato con Hamas, ma ora sta tentando di sviluppare uno più stretto legame con al-Qaeda.
|