Il duplice attacco terrorista al distretto governativo di Oslo e al campo giovanile del Partito Laburista norvegese nell’isola di Utoya, con il suo pesante fardello di vittime, lascia sul terreno un'inquietante sensazione di impotenza. Purtroppo l’acceso vocabolario xenofobo di Anders Behring Breivik è condiviso da tanti in Europa, anche all’interno del normale confronto democratico. Circostanza che rende assai complicato predisporre interventi legislativi e investigativi in grado di individuare i gruppi e i soggetti realmente pericolosi. Non sembrano esserci alternative: anche in futuro le società occidentali dovranno pagare un prezzo per la loro apertura alle differenze. Prosegue nel frattempo lo scontro tra l'Unione Europea e le principali agenzie di rating. Incapaci di riconoscere i sintomi della crisi finanziaria che ha investito l’economia globale a partire dal 2008 e accusate di aver sviluppato macroscopici conflitti di interesse con società e gruppi le cui attività economiche avrebbero dovuto invece valutare imparzialmente, le "tre sorelle" sono nell'occhio del ciclone. Dal duro e incerto confronto in atto, spiega il direttore di Policy Network, Olaf Cramme, potrebbe emergere un'Europa finalmente in grado di gestire le contraddizioni tra gli imperativi dell’economia globale e le crescenti domande di partecipazione democratica alle scelte cruciali per il futuro della Ue.
La disunità è stata una delle principali caratteristiche della crisi del debito nell’Eurozona. Gli Stati creditori biasimano i paesi debitori per la loro irresponsabilità fiscale, così dannosa per la salute della moneta unica. Nelle ultime settimane, anche la Germania è stata da più parti accusata per la sua mancanza di leadership nella gestione della crisi, mentre è proseguito il defatigante dibattito tra Banca Centrale Europea (Bce) e Stati membri sulla natura della partecipazione del settore privato alla ristrutturazione del debito greco. Tuttavia, quasi inaspettatamente, i leader dei paesi europei hanno trovato un’improvvisa convergenza e formato un fronte unitario contro le principali agenzie internazionali di rating, considerate ormai una vera e propria minaccia alla stabilità del Vecchio Continente. Olaf Cramme, direttore di Policy Network, indaga nelle pieghe del compattamento difensivo dell’Ue e della prossima guerra alle “tre sorelle” (Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s).
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