E' l'importo delle rate non riscosse nel 2003
4.207.056.910 euro
Evasione sul condono, liquidità ai Comuni.
E’ di 4.207.056.910 (4 miliardi e duecento-rotti milioni di euro) l’importo delle rate non riscosse dallo Stato dell’ultimo condono tombale del 2003-2004. La cifra non cambia i saldi di bilancio della manovra, ma è una liquidità di cassa non disponibile all’Amministrazione finanziaria che in tempi di vacche magre allevierebbe non di poco i tagli sociali in particolare ai Comuni.
La documentazione di questo “buco” è descritta nel dettaglio in una lettera che ci ha inviato l’ex ministro delle Finanze, il socialista Rino Formica.
Oltre alla proposta di imporre un “contributo di solidarietà” sugli evasori-condonati i cui elenchi sono accessibili e recuperabili presso le Agenzie delle Entrate e le Esattorie, inviamo ai membri della Commissione Bilancio del Senato, presso cui è in esame il decreto finanziario, anche questo dato per un contributo alla riflessione su questo punto sul quale la Commissione, al pari di quella omologa della Camera, oltre che del Governo, è stata richiesta da parte della Corte dei Conti di fornire informazioni sul recupero delle rate non versate dei precedenti condoni. Di fronte a questi ulteriori elementi, scrive Formica, “mi auguro che il Senato, prima dello stesso Governo, introduca nella manovra il “contributo di solidarietà” a carico dei grandi evasori condonati, a partire dalle Società di capitale”.
Il materiale inviato al Senato consiste, in sostanza, in interventi ed articoli pubblicati dalla Critica Sociale in agosto.
Tra questi vi è anche una nota del 17 agosto sull’opportunità di cancellare gli articoli del decreto che normano “in previsione” di future riforme costituzionali, che allo stato non ci sono.
Su questo punto, sollevato nei giorni immediatamente successivi alla lettera della BCE e di Draghi, ha scritto (unico tra gli scienziati della materia) Stefano Rodotà in un articolo su Repubblica di domenica 28 agosto.
Scrive il costituzionalista: “Un colpo di sole, un effetto della calura agostana? No, questa linea (la decretazione “preventiva” sulla Costituzione che si farà, ndr) compare nel decreto sull’emergenza economica fin dal suo primo articolo: <>. E più avanti, in maniera ancor più sconcertante - prosegue Stefano Rodotà su Repubblica - si aggiunge: << In attesa della revisione dell’art. 41 della Costituzione, Comuni, Provincie, Regioni e Stato, entro un anno adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge>>. In anticipazione? In attesa? Se si rispetta la più elementare grammatica costituzionale queste sono espressioni insensate e pericolose. Prima di un cambiamento legislativo le norme restano ferme(...) Per evitare disastri un Parlamento serio dovrebbe cancellare quelle norme”.
Non essendo noi dei costituzionalisti il prof. non ci cita. Tantomeno, però, ricorda che quelle “indicazioni” erano nella lettera di Draghi rimasta “confidenziale” seppur - così si è detto nell’annunciare la seconda manovra dopo la prima, quella della “solidità dell’Italia” - contenente quelle richieste e misure, vincolanti al riacquisto dei titoli italiani da parte della BCE venduti - lo rivelava il FT - sin da gennaio dalla Bundesbank.
Essendo egli d’accordo con noi, ora lo siamo meglio ancora con noi stessi. Però, francamente, ci saremmo aspettati anche una protesta politica da Rodotà che, oltre ad essere Costituzionalista, ha ricoperto ruoli di prestigio nella sua lunga carriera politica, da socialista, da comunista, da radicale, fino alla Presidenza dei DS.
Infatti gli aspetti incostituzionali del decreto, che anche Rodotà mette bene in evidenza, sono in realtà una parte del problema, essi costituiscono una aggravante del vulnus politico subito dall’Italia: la pretesa, con una invasione di campo da parte di poteri privi di legittimità democratica, di farci scrivere sotto dettatura le future modifiche della nostra Costituzione. Questo è un fatto politico non solo interno, ma anche nei rapporti in seno all’Unione che alla luce delle recenti iniziative “unilaterali” andrebbero chiariti in modo “assertivo” per ripristinare un reale “concerto” tra Stati della medesima Unione.
Critica Sociale
DOCUMENTI ALLEGATI:
4.207.056.910 EURO http://bit.ly/oReTUs
GLI ELENCHI DEGLI EVASORI CI SONO,
IL “CONTRIBUTO” VADA AI COMUNI http://bit.ly/oWtZRL
UNA NUOVA “COSTITUZIONE” ALLE VONGOLE http://bit.ly/pEU4bl