L’intervento in Libia, la crisi in Grecia, la rivoluzione energetica – la Germania mette in gioco la fiducia nei confronti della sua politica estera? Sì, dice l’ex-cancelliere Helmut Kohl nell’intervista della rivista tedesca “IP” (Politica Internazionale). Da alcuni anni la Repubblica Federale di Germania non è più affidabile, ora peròè arrivato il momento in cui la Germania e l’Europa devono assumersi le loro responsabilità. "Nel circolo dei nostri alleati occidentali ha contribuito in modo fondamentale il fatto che contemporaneamente all’unità tedesca ho sempre tenuto fede alla nostra politica europeista, promuovendo l’approfondimento della Unità europea con delle iniziative molto concrete. La riunificazione del nostro paese in pace e libertà in neanche un anno dalla caduta del muro, fino alla firma dei trattati e il Giorno della Riunificazione sono un impressionante esempio del credito di fiducia che ci siamo guadagnati con il nostro lavoro nell’arco di tanti anni. Non era scontato aspettarsi che in questi tempi difficili e insicuri i nostri partner e vicini restassero al nostro fianco, e questo per noi rappresenta un obbligo per il futuro, non lo si può sottolineare abbastanza". IP: Alcuni osservatori affermano di aver individuato recentemente una tendenza tedesca a mettersi “fuori dalla Unione europea” e il pensiero dientrare in “una globalizzazione solitaria”. Siamo di fronte ad unanuova “Großdeutschland”? Kohl: Non credo proprio che in Germania qualcuno con delle responsabilità abbia l’intenzione di seguire questa idea. Uno sguardo alla nostra storia ci ricorda che non possiamo permetterci un’azione solitaria della Germania. (Domande poste da Henning Hoff, Joachim Staron e Sylke Tempel)
La magia, che nasconde il 17% del debito pubblico reale tedesco, si chiama Esa95. È il manuale contabile che esclude dal debito pubblico, a integrazione dei criteri di Maastricht, le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono il 50,1% dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi.
Il Comitato Promotore delle Celebrazioni per i 120 anni della rivista Critica Sociale, fondata da Filippo Turati nel 1891, è stato ricevuto in Udienza al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ha concesso alle iniziative l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica per l’anniversario dela Rivista storica del socialismo italiano. Nel corso del “cordiale incontro” – come è stato giudicato nel comunicato del Quirinale - la delegazione ha sottolineato come “La Critica Sociale”, nella continuità delle pubblicazioni e delle sue iniziative editoriali, rappresenta il punto di riferimento politico della tradizione del riformismo anche per l’attualità della lezione delle idee e dei valori del socialismo riformista nell’affrontare i problemi della società italiana di oggi.. Nel consegnare la raccolta originale della prima annata è stato evidenziato come il socialismo riformista attraverso i suoi Autori - da Filippo Turati, ai due Presidenti della Repubblica, Luigi Einaudi e Giuseppe Saragat, all’ex Presidente del Consiglio, Bettino Craxi - rappresenti una tradizione politica e culturale vitale della storia nazionale. Nel quadro delle Celebrazioni in corso, i partecipanti all’Udienza hanno preannunciato un grande Convegno conclusivo che si prevede per il mese di novembre e al quale hanno invitato lo stesso Giorgio Napolitano.
Aspenia ■ I governi eletti e la guerra con le agenzie di rating non elette Un New Deal per l'Europa
L’Europa ha perduto la guerra tra i governi eletti e le agenzie di rating non elette. I governi cercano di governare, ma le agenzie di rating dettano le regole. Gli elettori lo sanno e alcuni Stati membri si oppongono a trasferimenti di bilancio verso altri Stati. Eppure, alcuni di essi, tra i quali la Germania, hanno profittato di un euro che ha un tasso di cambio più basso e più competitivo di quanto sarebbe in un’eurozona formata solo da un nucleo ridotto di paesi forti. Il default da parte dei paesi più esposti dal punto di vista del debito colpirebbe le banche e i fondi pensione nel centro dell’Europa come nella periferia. Nessuno è immune. La risposta è non meno Europa, ma più. Jean-Claude Juncker e Giulio Tremonti hanno proposto la conversione di una quota del debito nazionale in obbligazioni UE come strumento di stabilizzazione della crisi attuale. Siamo d’accordo.
"Si sta smontando un modello sociale per sostituirlo con un modello radicalmente differente, basato su tutt’altri principi e su altri presupposti. Si intende sciogliere, cioè, il compromesso costruito nel dopoguerra dal socialismo democratico europeo, tra profitti e salari, attraverso del welfare. La svolta è quella verso un modello sociale selettivo che mette in discussione quel compromesso. Il consolato franco tedesco estende questa logica alle relazioni politiche e introduce la logica del mercato nei rapporti tra gli Stati europei.
Se il mercato diviene il riferimento di cultura politica nei rapporti tra Stati, allora l’ordine gerarchico che viene dato all’Europa non può che essere quello che pone al suo vertice il nucleo degli Stati ad economia più forte e giù-giu, fino all’uscita degli altri finchè dimostrano la capacità di resistere. Fino appunto alla rinuncia della autonomia politica in virtù della regola mercatista che lo subordinerà per selezione naturale all’egemonie maggiori”.
Intervista ad Andrea Nahles ripresa dal blog della SPD. Andrea Nahles è sponente dal 1988 del Partito Socialdemocratico Tedesco, leader dal 1995 al 1999 del suo movimento giovanile (Jusos), ne ricopre dal 13 novembre 2009 la carica di Segretario Generale.
"Abbiamo visto un vertice d’emergenza dopo l’altro senza che ne sia uscita una soluzione valida; questo sta sgretolando la fiducia dei cittadini, sopratutto in Germania. Per questo motivo sarebbe importante ora che si agisse uniti, che ci fosse un’azione congiunta. “Eurobonds” significa semplicemente che tutti i paesi pagano gli stessi tassi di interesse. E questo è il vero grande vantaggio: si mette fine alle speculazioni, si crea maggiore sicurezza per la pianificazione dei paesi che si trovano in difficoltà, ma anche per quelli che sono attualmente ancora forti, ma che potrebbero ancora essere trascinati nella spirale, come ad esempio Francia e Germania. Significa cioè portare più sicurezza nella pianificazione e maggiore stabilitá per tutti, tassi di interessi più bassi per i paesi piú deboli senza, a mio parere, aumentare i tassi per i cittadini tedeschi. Alla fine sarebbe una soluzione buona e sicura".
di Carlo Tognoli - L’incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del 120° dalla fondazione della ‘Critica Sociale’ è stato per noi il riconoscimento dell’importanza del socialismo riformista nella storia d’Italia. La considerazione di cui ha goduto la rivista di Filippo Turati e di Anna Kuliscioff come laboratorio di idee e di programmi politici per il riscatto del mondo del lavoro è ancora viva malgrado il tempo trascorso.
I socialisti riformisti seppero far tradurre in provvedimenti legislativi e atti del governo la mobilitazione crescente del movimento operaio e contadino da essi favorita. Le rivendicazioni, sin dall’inizio del XX secolo, non rimasero sterili richieste di una classe sociale emarginata, ma si trasformarono in conquiste sociali.
di Ugo Finetti - “I socialisti!” così Giorgio Napolitano ha cordialmente accolto l’ingresso della delegazione di “Critica Sociale” guidata da Rino Formica nella sala del Quirinale. Nel 120° anniversario della nascita della rivista l’incontro è stata l’occasione per ricordare e approfondire come la storia della rivista e del socialismo riformista si intreccia con quella dell’unità d’Italia in un costante confronto con le grandi correnti del pensiero economico e sociale : dai liberali ai cattolico-democratici, ai comunisti.
Particolarmente significativo è il fatto che il Capo dello Stato non solo ha dato la disponibilità a presenziare al convegno storico che si terrà a Roma in novembre su “Critica Sociale”, ma si sia soffermato sul suo contenuto. La partecipazione anche di Gianni Cervetti all’incontro tra Critica Sociale e Giorgio Napolitano evidenzia il carattere non formale né occasionale dell’iniziativa. Il riformismo socialista negli “anni di Craxi” non è stato solo il “duello a sinistra” ed il comunismo italiano non è stato solo la “diversità” berlingueriana.
La traccia del Programma per le Celebrazioni del 120° anniversario della fondazione di Critica Sociale, presentato al Capo dello Stato per richiederne l’Alto Patronato, un riconoscimento che è stato convìcesso nel corso dell’Udeinza tenutasi al Quirinale l’11 luglio scorso e sulla cui base cui lo stesso Presidente Napolitano ha avuto parole di riflessione per dare prezioni ed utilissimi suggerimenti alla Critica sociale per la migliore realizzazione e per un esito significativo delle iniziative.
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