"La scomparsa di Vaclav Havel, ispiratore e protagonista, da Praga, di un risveglio democratico di coscienze e di popoli che ha pacificamente unificato il nostro continente, ci richiama alle più alte ispirazioni e motivazioni del progetto europeo". Così il presidente della Repubblica ricorda la figura del grande leader della nuova europa democratica, scomparso domenica scorsa nel suo intervento in occasione della presentazione degli auguri di Natale e fine anno al Corpo Diplomatico ricevuto al Quirinale. L'ispirazione successiva alla fine della Seconda Guerra e nel corso della guerra fredda, per la solidarietà politica tra popoli europei, resta l'orizzonte dell'impegno italiano anche in questa crisi dell'euro: "Se l’Italia fa – come, ne sono certo, farà – la sua parte, più in generale il percorso che porta all’uscita dalla crisi è europeo e sovranazionale. E l’impatto va ben oltre i confini dei 17 o dei 28: se per l’Europa la posta in gioco è altissima, le ricadute interessano il mondo intero. Ogni fantasia di scorciatoie nazionali è pura illusione". In questa prospettiva, ha proseguito il Capo dello Stato, "nessun singolo paese europeo, per quanto grande ed efficiente, può competere con successo nel contesto di grandi economie emergenti e dinanzi al disegnarsi di macro-regioni sovranazionali".
Dunque la sintonia tra le speranze di libertà per la riunificazione dei popoli europei di Vaclav Havel e la visione del compimento europeo del presidente Napoliticano, coincidono anche nelle differenti condizioni in cui le linee guida del progetto unitario debbono tenere ferma la rotta. Anche oggi, dice Napolitano, "la nostra visione del progetto europeo non può limitarsi alla sua dimensione monetaria, finanziaria, economica. Il tessuto comunitario a 27, ormai a 28, va salvaguardato e rafforzato dando piena attuazione al Trattato di Lisbona". Perché "l’Europa rimane una; immaginarne due o ancor più - ha detto con forza - significherebbe scivolare su un piano inclinato al fondo del quale non rimarrebbe alcuna Europa".
In ricordo della figura dell'ex dissidente e drammaturgo, Vaclav Havel, divenuto Presidente della Repubblica Ceca dopo la fine del comunismo sovietico, riproponiamo un ricordo di Paolo Pillitteri, legato da profonda amicizia al leader scomparso domenica, e un reprint di articoli che l'allora dissidente Havel scrisse per Critica Sociale. E' un ricordo di Havel, ma per l'Italia di oggi senza valori e senza politica, è anche dal nostro punto di vista un richiamo ad un esempio di come si debbano compiere scelte di campo quando sono in gioco i principi sia di libertà, ma anche di fraternità e solidarietà tra popoli europei. Una scelta che allora la Critica Sociale degli “autonomisti milanesi” di Bettino Craxi fece, sola nel panorama delle riviste e dei circoli intellettuali (non solo di sinistra) negli anni '70 a difesa dei diritti umani negati dal totalitarismo sovietico (in fondo anche russo)nell'Europa dell'Est. Ci vollero il Papa polacco e Solidarnosc per dare impulso anche in Occidente alla battaglia finora condotta da pochi isolati, anche ad Ovest, per la liberazione di tutti gli europei e per il loro ricongiungimento in una sola e nuova patria comune.Nelle parole del dissidente Havel che riproponiamo, vi è quindi l'attualità di un rimprovero verso chi sta deludendo quelle speranze, con l'anteporre la rincorsa perdente ai mercati finanziari (che sono il genio del possesso) alla priorità dell'unità politica e solidale europea (il genio della sfera morale), alla base dell'ispirazione di “una patria di popoli”. L'euro sarà forte quando sarà terminata l'”incompiuta” Unione politica e del mercato europeo. La speculazione se ne infischia degli organigrammi. Nel ricordare Havel, oggi noi siamo i “dissidenti” verso l'errata conduzione della crisi dell'euro da parte di una personalità come il Cancelliere Merkel che di quella speranza ha animato la sua milizia democratica in gioventù, oltre la “cortina di ferro”, come Havel. J.F.Kennedy indicò la “nuova frontiera” da oltrepassare nel Muro, quando eravamo tutti “berlinesi”. Oggi, Signora Merkel, siamo tutti europei, o siamo alla vigilia di nuovi muri? (c.s.)
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