Intervista all'ex ambasciatore in Italia, Reginald Bartholomew, incaricato a Roma dal 1993 al 1997
SI APRE LA VERA CAMPAGNA SULLA STORIA DI VENT'ANNI
L'inchiesta di Mani Pulite,
la violazione dello stato di diritto
la sconfitta geopolitica e finanziaria dell'Italia
Con una lunga intervista all'ex ambasciatore americano in Italia durante il periodo di Mani Pulite, il quotidiano la Stampa rompe vent'anni di oertà ed apre la campagna di verità sul "golpe" di Tangentopoli e offre informazioni preziose per un bilancio sui vent'anni della seconda repubblica, sulla viltà delli partiti di allora che si fecero "suicidare", e sulla formazione delle relazioni di potere politico ed economico che hanno prtato l'Italia nella situazione di fragilità costituzionale, economica e sociale di oggi.
L'intervista è di Maurizio Molinari, inviato a New York per il giornale di Torino, e le dichiarazioni dell'ambasciatore sono di un mese prima della sua improvvisa morte avvenuta nelle scorse settimane.
Gran parte delle cose dette da Barthelemew sono contenute nel libro "La Ghigliottina Italiana" curato da Burnett e Mantovani pubblicato esclusimanete in lingua inglese e sempre rifiutato da editori italiani. A quel lavoro si dedicò con un contributo determinate Massimo Pini che ne sollecitò la stesura e che ne favorì la pubblicazione negli Usa.
"Siamo all’inizio del 1993, Clinton staincominciando la presidenza, l’Italia appare in decomposizione e «uno dei sette fece il mio nomeal presidente»,osservando che in una fase di tale delicatezza a Roma sarebbe servito unveterano del Foreign Service. Clinton assentì, rompendo con la tradizionedi mandare in Via Veneto un ambasciatore politico scelto fra i maggiorifinanziatori elettorali, e Bartholomew venne così catapultato nell’Italia del precario governo diGiuliano Amato sostenuto dagli esangui Dc, Psi, Psdi e Pli, con Oscar LuigiScalfaro arrivato al Quirinale sulla scia della strage di Capaci, il Pds diAchille Occhetto in ascesa e Silvio Berlusconi impegnato a progettare ladiscesa in campo. «Ma soprattutto quella era la stagione di Mani Pulite - diceBartholomew -, un pool di magistrati di Milano che nell’intento di combattere lacorruzione politica dilagante era andato ben oltre, violando sistematicamente idiritti di difesa degli imputati in maniera inaccettabile in una democraziacome l’Italia,a cui ogni americano si sente legato».
Indagini giudiziarie, arresti di politici «presero subito il sopravvento sul resto del lavoro, perché la classe politica si stava sgretolando ponendo rischi per la stabilità di un alleato strategico nel bel mezzo del Mediterraneo», ed è in questa cornice cheBartholomew si accorge che qualcosa nel Consolato a Milano «non quadrava». Se fino aquel momento il predecessore Peter Secchia aveva consentito al Consolato diMilano di gestire un legame diretto con il pool di Mani Pulite, «d’ora in avanti tutto ciò con me cessò», riportando ledecisioni in Via Veneto".
Nella foto (Corsera): Antonio Di Pietro in una mensa della Caserma dei Carabinieri in occasione di una cena prenatalizia datata 15 dicembre 1992, è giunto il momento di fare il punto della situazione. La tesi di fondo dell'articolo di Felice Cavallaro è: Di Pietro è un uomo dei servizi segreti probabilmente americani (Cia) perché al suo tavolo oltre all'allora questore incensurato Bruno Contrada (che sarà arrestato 9 giorni dopo quella cena) era presente Rocco Mario Modiati un uomo della Kroll Secret Service, una sorta di costola investigativa della Cia
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