Prosegue la rassegna dei migliori articoli pubblicati dalla Critica Sociale nell’anno appena trascorso. Grazie a una sottoscrizione straordinaria di amici e simpatizzanti siamo riusciti a continuare il nostro lavoro, a stampare il giornale e a inviarlo agli abbonati (che lo riceveranno a casa nei prossimi giorni). Tutto questo, in un quadro caratterizzato dalla crisi e dalla chiusura di numerose testate giornalistiche cartacee e web. Da parte nostra, non rinunceremo né alla carta né al web. Cliccando sull’immagine di copertina si accede al sommario generale dell’anno, mentre di seguito segnaliamo una selezione di articoli tratti dai numeri pubblicati nel corso del 2013. Numeri che trattano svariate tematiche: la storia e la crisi della Seconda Repubblica, la riforma costituzionale, il declino economico, politico e culturale dell’Unione Europea, la riscoperta dell’eredità del “vero centro-sinistra italiano” degli anni sessanta e le proposte per rilanciare, nelle condizioni attuali, una genuina ed efficace azione riformista in Italia e in Europa.
Pubblichiamo una traccia per ragionare, in occasione dell’anniversario dei cinquant’anni, sul primo centro sinistra italiano: dall'“apertura” del quarto governo Fanfani (quello delle convergenze parallele, con l'astensione del Psi) del 1962 – che realizzò grandi riforme progressiste – al Governo Moro-Nenni, con la partecipazione “organica dei socialisti all'esecutivo. I testi sono tratti dai lavori dello storico Giuseppe Mammarella e dalla documentazione raccolta in “Il Riformismo alla prova” a cura di Mimmo Franzinelli e Alessandro Giacone.
Nel 1956, la pubblicazione del Rapporto Chruscev sui crimini stalinisti e il sanguinoso intervento sovietico a Budapest hanno segnato il punto di rottura tra PSI e PCI. Quattro anni dopo, le tragiche vicende del luglio 1960 dimostrano l'impossibilità di un'alleanza di governo estesa fino all'estrema destra missina. I commenti alla caduta del governo Tambroni pongono generalmente l'accento sulle proteste di piazza, che pure furono significative nell'isolamento del presidente del Consiglio. Tuttavia, in quell'agitata estate 1960, Moro e Nenni posero segretamente le premesse dell'alleanza di centrosinistra.
Di seguito il verbale della conversazione sulla Forza Mulilaterale tra il segretario di Stato Rusk e il ministro degli esteri, Saragat. La visita di Stato negli Usa del Presidente italiano Segni, accompagnato dal ministro degli Esteri, Saragat, si apre il 14 gennaio 1964 alla Casa Bianca con il presidente Johnson. Saragat discute con il segretario di Stato le prospettive della Forza Multilaterale (MLF). Segni insiste con Johnson sulla convocazione della forza multilaterale ed esprime scetticismo sula disponibilità di Chruscev a trattative sul disarmo.
Preparato dal colloquio personale del giorno precedente, si svolge l'incontro ufficiale tra Segni e Johnson, in un clima collaborativo. Tra i temi affrontati: l'immigrazione italiana, la situazione europea e i rapporti con i paesi socialisti. Nella stessa giornata, Segni legge al Congresso degli Stati Uniti un discorso centrato sull' intensificazione dei rapporti tra Stati Uniti e Europa. L'argomento del giorno è la nascita del PSIUP: le note diaristiche di Fanfani trascrivono le insistenti voci su finanziamenti della destra agli scissionisti, mentre Nenni (che in giornata discute con l'ambasciatore tedesco la piena reintegrazione della Repubblica federale tedesca in Europa) annota soddisfatto la tenuta del PSI alla fuoriuscita della corrente di sinistra.
Le tre settimane comprese tra la caduta del governo e l'accordo quadripartito del 18 luglio sono generalmente ricordate, come il periodo del “tintinnio di sciabole”. Tale espressione, ascritta a Pietro Nenni, non trova riscontro in alcun documento del luglio 1964 e risale verosimilmente al 1967-1968, ovvero all'epoca delle inchieste dell’Espresso. Come scriverà Moro nel suo Memoriale, “la situazione era tesa e tanto più per l'agitarsi dei centri di azione agraria, dichiarata espressione di destra, pieni di acredine verso il centrosinistra. Da parte loro, poi, i comunisti protestavano comprensibilmente per il prolungarsi della crisi”. Il timore di un colpo di Stato a opera dell'estrema destra o dei comunisti si intreccia con gli ultimi preparativi del Piano Solo e i laboriosi negoziati per la nascita del nuovo governo.
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