In questo numero del giornale online, un’analisi in chiave geo-economica della crisi dell’Europa, con un particolare riferimento alla situazione di debolezza italiana. Cliccando sull’immagine di copertina si accede al sommario generale dell’anno, mentre di seguito segnaliamo una selezione di articoli tratti dai numeri pubblicati negli ultimi dodici mesi. Numeri che trattano svariate tematiche: la storia e la crisi della Seconda Repubblica, la riforma costituzionale, il declino economico, politico e culturale dell’Unione Europea, la riscoperta dell’eredità del “vero centro-sinistra italiano” degli anni sessanta e le proposte per rilanciare, nelle condizioni attuali, una genuina ed efficace azione riformista in Italia e in Europa.
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“Una valuta comune è un eccellente arrangiamento monetario a certe condizioni, molto meno in altre. Che sia buono o cattivo dipende primariamente dai meccanismi di aggiustamento disponibili per assorbire gli shock economici e le dislocazioni che possono colpire le diverse entità parte di una valuta comune. I tassi di cambio flessibili rappresentano potenti meccanismi di aggiustamento nei casi sopra descritti e dunque bisogna riflettere bene prima di scegliere soluzioni alternative. Negli Stati Uniti esiste un ambiente favorevole per la valuta unica”. Ma altrove?
Partiamo da una constatazione: ai tedeschi i mercati dell'Europa meridionale per le proprie esportazioni interessano sempre meno. A trainare gli acquisti di prodotti tedeschi all'estero sono i mercati emergenti: l'Italia è al settimo posto tra i mercati esportativi tedeschi, mentre Spagna, Grecia e Portogallo sono ben lontani dalla cima della classifica. Nonostante il tracollo delle esportazioni verso i “paesi dell'olio d'oliva”, il totale delle vendite tedesche nel mondo si è mantenuto costante. Si ringrazia Pechino.
La Germania è un modello per il resto d'Europa o è la causa dei suoi problemi? Purtroppo sono vere entrambe le cose e difficilmente questa contraddizione sarà risolvibile senza un'integrazione politica dell'euro-area che oggi è difficile da immaginare. L'intera crisi dell'euro ha nascosto una domanda fondamentale, che mette in dubbio sia la diagnosi, sia la cura adottate in questi anni. Il successo dell'economia tedesca origina da scelte politiche intelligenti e lungimiranti, che possono essere replicate altrove, o è invece la conseguenza di scelte industriali e finanziarie private che rappresentano un caso unico?
Forse non tutti ricordano che appena tre lustri fa i temi centrali del dibattito sul sistema bancario italiano erano due: l'arretratezza del sistema, che era definito come la “foresta pietrificata”, e la scarsa dimensione delle banche italiane (la più grande banca italiana non era nemmeno nel novero delle prime 50 banche mondiali). Quindici anni dopo la fotografia è completamente diversa. Si è passati da 992 banche del 1998 a 740 banche a fine 2011, con un calo del 25%. La principale modifica non è rappresentata dal minore numero di banche, bensì dalla conformazione del sistema bancario.
Quando Palmiro Togliatti rientra in Italia nel 1944, si trova di fronte a dei passaggi delicatissimi. La Resistenza e la Liberazione, poi l'Assemblea costituente e le prime elezioni repubblicane. Il Pci deve trovare una sua strada tra opposte possibilità che lo accompagneranno per decenni: imporsi come partito insurrezionalista e rovesciare il sistema; oppure lavorare dall'interno del sistema, conquistare i propri obiettivi passo dopo passo contro il massimalismo e affermare la propria appartenenza al tessuto istituzionale italiano per un transito graduale al socialismo. Emanuele Macaluso riflette sulle diverse anime del Pci di Togliatti, e per quella via sulla vocazione sfaccettata e contraddittoria della sinistra italiana. Ne discutono a Milano Ferruccio De Bortoli, Carlo Tognoli e Gianni Cervetti. (Clicca sul titolo per visualizzare l'invito)
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