In questo numero del giornale online, si chiude la rassegna dei migliori articoli del 2013. Cliccando sull’immagine di copertina si accede al sommario generale dell’anno, mentre di seguito segnaliamo una selezione di contributi tratti dai numeri pubblicati negli ultimi dodici mesi. Numeri che trattano svariate tematiche: la storia e la crisi della Seconda Repubblica, la riforma costituzionale, il declino economico, politico e culturale dell’Unione Europea, la riscoperta dell’eredità del “vero centro-sinistra italiano” degli anni sessanta e le proposte per rilanciare, nelle condizioni attuali, una genuina ed efficace azione riformista in Italia e in Europa.
L'Europa è il prossimo obiettivo del Movimento Cinque Stelle. A prescindere dalla retorica contro la burocrazia di Bruxelles e dalla proposta di referendum sull'euro, il destino del M5s si deciderà oltre confine, sottolineano Emiliano Liuzzi e Ferruccio Sansa dalle colonne del Fatto Quotidiano. La rivoluzione grillina si consoliderà solo se sarà in grado di contagiare altri paesi. L'accento posto su temi quali le energie alternative, i beni comuni e il salario di cittadinanza, si rivolge naturalmente a una platea più ampia di quella nazionale. Così come la lotta senza quartiere all'egemonia bancaria e finanziaria. “Ci vuole una massa critica più grande, ossia il primo mercato mondiale. L'Europa.” Da tempo sono in corso contatti tra l'M5s e movimenti politici di mezzo continente. L'obiettivo è di esportare l'esperienza italiana in altri Paesi europei.
La crescita del populismo è una delle più significative sfide lanciate alle democrazie occidentali nell'ultimo quarto di secolo. Lo “sfidante” è interno al sistema democratico ma è anche contro la democrazia liberale, e questo dato di fatto pone il sistema sotto stress. Il populismo è un argomento democratico che tenta di cambiare il modo in cui la democrazia funziona. E' una minaccia interna alla democrazia, alla cultura e alle norme che consentono alle liberaldemocrazie di funzionare. In altre parole, il populismo non cerca di rimpiazzare la democrazia, ma vuole cambiarla. Non si tratta di essere “popolare” nel senso in cui il termine viene correntemente (ab)usato dai media o dai politici.
Le elezioni italiane hanno registrato un vero terremoto. Non vi è più un sistema politico definito con giocatori stabili e procedure condivise e il collasso non ha incontrato una solida resistenza, costringendo i politici a impegnarsi in un gioco a loro sconosciuto. Similmente a quanto avviene nei paesi in via di sviluppo o con democrazie deboli, le fortune elettorali in Italia mutano velocemente, con le percentuali dei voti che fluttuano di continuo, quasi impazzite. In mezzo alle rovine di una democrazia destrutturata, due voci reclamano la vittoria. Una è quella di Grillo, l'altra è quella di Berlusconi.
Secondo un mantra ricorrente, il populismo in Europa è dovuto alla crisi economica. Katynka Barysch, vice direttore del Centre for European Reform (Cer), nutre dubbi in proposito. E' vero, i partiti che possiamo definire populisti hanno acquisito maggiore importanza da quando il Vecchio Continente è stato investito dagli effetti della crisi finanziaria esplosa nel 2007-08, ma ciò non significa che una auspicabile ripresa economica determinerà necessariamente un ritorno alla rassicurante (per alcuni) logica bipolare che ha dominato la scena europea per un ventennio.
Cas Muddle è professore presso il Dipartimento di Affari Internazionali dell'Università della Georgia ed è da sempre interessato alle dinamiche politiche europee. Dalle colonne del Washington Post, azzarda un parallelismo tra la situazione politica americana e le recenti vicende del Vecchio Continente. Ora che gli Usa sembrano usciti dalla crisi che ha paralizzato l'erogazione dei servizi pubblici per lunghi giorni durante il mese di ottobre, lo studioso americano si chiede se anche in Europa l'instabilità politica e la litigiosità tra le fazioni possano causare seri danni all'azione di governo. In un quadro aggravato, verrebbe da dire, da prospettive economiche meno incoraggianti rispetto agli Usa.
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