Lettera di Rino Formica
La "Staffetta" a Palazzo Chigi con un lampo sulla storia italiana di 20 anni
Roma, 14 febbraio 2014
Carissimo Stefano,
nel pomeriggio di ieri la Borsa Mercato-politico segnala il successo dell’OPA dei banchieri e del capitalismo nazionale in rovina sul sistema politico italiano.
La prima repubblica nacque con De Gasperi, Nenni e Togliatti e traghettò l’Italia dal fascismo alla democrazia.
La seconda repubblica nacque con Berlusconi, Bossi, Fini e Di Pietro e trasformò la democrazia in oligarchia rissosa e depravata.
La terza repubblica nasce con i poteri falliti (banchieri senza soldi, imprenditori senza produzione, burocrazia senza Stato), per consegnare i residui dell’Italia, che lavora e che produce in libertà e democrazia, ai capricci di un mercato globale senza regole e ad una finanza mondiale molto spregiudicata e senza morale (nella foto: le "staffette" italiane)
Tutto potrebbe filare liscio sino al giorno della rivolta.
A cosa alludeva Letta quando chiedeva una soluzione della crisi che tenesse conto che si sta operando all’interno di una “cristalleria”? Vedeva avvicinarsi la notte dei “cristalli”?
Per noi Renzi e Letta nel duello in corso non sono i diretti protagonisti dello scontro, ma sono i procuratori provinciali in una prova di forza tra potenze sovranazionali (USA e Germania, finanza e capitalismo produttivo di beni e servizi, mercato senza regole e coesione sociale?).
Vedremo.
Affettuosità
Rino
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IL PARADOSSO DELLA DEMOCRAZIA DI OGGI
Caro Rino
Parli di rivolta quando la svendita della nazione intera sarà terminata.
Il Pd ha appena "sfiduciato" il suo primo ministro (sembra il monocolore Fanfani del 1987 sfiduciato dal precursore della staffetta, De Mita, che voleva andare al governo e finì dopo un po' a Nusco). Le nomine attendono. La rivolta è già in atto perchè da vent'anni non ci sono possibilità di influre sulla vita politica. Se dopo la "staffeta per le nomine", con l'Italicum (la staffetta elettorale col Porcellum) la corda si stringerà ancora, nessuno potrà garantire più nessuno.
I luoghi comuni dicono da tempo che la democrazia serve alle maggioranze. E' l'esatto contrario, serve alle minoranze. Ma chi è oggi maggioranza e chi è minoranza in Italia? Dalla risposta ne conseguono i futuri fenomeni sociali. Scendiamo dal tavolo da biliardo del quadro politico e camminiamo per tutta la stanza pensando alle conseguenze del ragionamento di un grande scrittore.
Secondo Elias Canetti (Massa e Potere) la democrazia sorge per istinto di conservazione delle società. Lo scopo e di sostituire il voto alle armi. Infatti se la maggioranza dovesse prevalere in virtù della sua maggiore forza numerica sulle minoranze, eliminandole, la maggioranza che ha vinto potrebbe dividersi a sua volta in fazioni dove quella più piccola sarebbe liquidata, e così via all infinito, finché non rimarrebbe un solo vincitore che, isolato, non potrebbe più sopravvivere.
In qualche modo, anche se non nella forma che conosciamo in occidente adesso, questo principio di tutela, anche se parziale, delle minoranze e sempre esistito, anzi il sovrano il più assoluto ha comunque avuto un ruolo di mediatore e di contenimento della forza della maggioranza contro la sopravvivenza della minoranza.
Abolito il sovrano lo ha sostituito il voto.
Ora si inaugura un paradosso storico. Per la prima volta, senza la tutela del sovrano, il voto dà la vittoria alla minoranza sulla maggioranza. I governi in Italia non godono affatto della maggioranza dei consensi, ma invertono il rapporto attribuendosi col maggioritario una simulazione di forza che non hanno.
I signori corrono un bel rischio. Perché finché la maggioranza contraria al loro prevalere resta divisa hanno qualche possibilità di cavarsela.
Ma appena il bambino dirà che il Re e nudo, senza la tutela del voto in luogo della forza, senza sovrano e senza democrazia, quelle minoranze rischieranno di buscarle.
Si salvino almeno le apparenze ribadendoil voto sul governo in Parlamento, anche se di nominati e unti dal maggioritario: chissà che il gesto anche se soltanto simbolico, non sia di auspicio che la rappresentanza popolare torni alla vita (anche politica).
fraternamente, Stefano