Intervista sulla crisi che sta riaccendendo la tensione tra Usa e Russia
VERSO IL VICOLO CIECO TRA NATO E GAS
Cervetti "Unità europea non è annessione, ma autodeterminazione dei popoli"
di Stefano Carluccio
La crisi in Ucraina è giunta allo scontro armato. Nel tentativo di liberare alcuni Palazzi occupati a Sloviansk da separatisti russi, nell’est del paese, il governo di Kiev ha dato il via ad una “operazione antiterrorismo” che si è conclusa con tre morti e un numero imprecisato di feriti, senza peraltro riuscire nello sgombero.
La tensione tra Russia e Stati Uniti è crescente. Il 22 aprile il vicepresidente degli Usa, Biden, sarà a Kiev per esprimere il sostegno di Washington al governo ucraino.
Putin dal canto suo chiede una riunione del Consiglio di Sicurezza per l’invio dei militari contro i separatisti russi, ma allo steso tempo dichiara che la crisi, seppur importante, “non deve compromettere le relazioni tra Usa e Russia sul piano della sicurezza internazionale”. L’incendio rischia di estendersi, sembra di capire, se non si giunge ad un compromesso che escluda il timore di accerchiamento che è percepito a Mosca nelle intenzioni americane sin dall’inizio della crisi.
Per Gianni Cervetti, da sempre in stretto rapporto col mondo russo, comunista e post comunista, la questione è assai delicata e rischia di sfuggire di mano, con danno per l’Europa ma anche, aggiunge, per gli stessi Usa.
“La questione - dice - è piuttosto complessa e non bisogna trattarla superficialmente. I problemi vanno affrontati sulla base di alcuni principi, altrimenti non se ne esce. Va alzato lo sguardo guarda dal punto di vista degli interessi immediati e degli scontri che sugli interessi immediati si vanno determinando. La questione fondamentale è quella dell'autodeterminazione dei popoli. È un principio che aveva avuto forza alla fine dell'Ottocento. Poi nel Novecento è stato messo, diciamo così, un po' in soffitta anche a seguito di fatti che possiamo definire positivi come ad esempio la sconfitta del hitlerismo. Ma non è un principio che può essere nascosto o sottovalutato se si vuole effettivamente regolare sia la vita nelle nazioni, sia i rapporti tra le nazioni. Questo principio dice che una nazione e un popolo hanno diritto di autoformare lo Stato che desiderano. Quando questo principio viene stravolto succedono pasticci”.
E conclude: "I criteri di organizzazione della politica internazionale non possono essere i criteri della lotta politica interna. Invece oggi sembra che stiamo tornando a questi criteri di natura più ideologica che politica nel trattare le relazioni internazionali.
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