Dai decenni precedenti le Cinque Giornate (1848) sino all’epilogo della Repubblica Romana (1849) c’è un Protagonista che rimane sempre in ombra nella storiografia abituale del Risorgimento, ma il cui ruolo ispiratore e fattivo è decisivo nell’arco temporale degli Eventi:
L’IDEA REPUBBLICANA REALIZZATA NEGLI STATI UNITI D’AMERICA.
Il modello della Democrazia Americana, più ancora di quello della Rivoluzione Francese (in particolare di quella dal 1792 a Napoleone) è una costante ispirazione del Patriottismo Democratico e Repubblicano italiano, sempre presente nelle vicende Risorgimentali con i suoi esponenti di primo piano: intellettuali, uomini politici, giornali, opinione pubblica statunitensi.
Sembra un paradosso, ma il primo che ne intuì il potenziale di libertà in Europa fu 33 anni prima dei Moti italiani, Napoleone Bonaparte che ne scrisse al termine della sua parabola, dall’esilio di Sant’Elena: rivela l’invito ricevuto a recarsi in America dopo la sconfitta, e manifesta la sua ammirazione per quella società che definisce così diversa dai “Cortili” europei, come chiamava le Corti della Restaurazione.
1 - Nella Mostra “Voglia di Libertà. 1848-1849 Il Biennio Repubblicano in Italia” la figura del Generale Bonaparte che consegna il Primo Tricolore Italiano ai 3.000 Volontari che fiancheggiarono nel 1796 l’Armata d’Italia nella conquista di Milano, apre la narrazione dei 20 pannelli sulle Barricate delle Cinque Giornate e il fiorire della Libera Stampa dopo il 22 Marzo.
2 - La cronaca delle Cinque Giornate è il cuore della Mostra con la riproduzione di un Documento prezioso e introvabile: il testo di un Foglio stampato dopo i Moti che rende questa sezione della Mostra una sorta Giornale Murale: un “Racconto storico verissimo” – come è precisato nella testata del Foglio - “scritto da un cittadino di Porta Romana” sui fatti delle “Gloriose Cinque Giornate,nell’accadere degli avvenimentistessi”.
Il Foglio venne stampato a Milano nel marzo del 1848 e portato quindi a Roma alla vigilia della Repubblica del ‘49. Ora si trova in copia unica custodito presso il “Fondo Spada” del Museo della Repubblica Romana (vedi in alto la foto d' apertura).
3 - Il salto di qualità democratico dopo il 22 Marzo lo si riscontra nella sezione dedicata alla ripresa della Libertà di Stampa, con il fiorire di Fogli e Manifesti di ogni orientamento. In questa parte della Mostra si dedica particolare attenzione ai principali giornali stampati dopo la liberazione: documentano l’acceso scontro che divide i patrioti tra “Albertisti”, (favorevoli all’unione con il Piemonte di Carlo Alberto) e “Repubblicani” (Cattaneo, Mazzini), le due maggiori correnti politiche successive aiMoti.
4 – Con la ritirata di Carlo Alberto dalla guerra con l’Austria e la riconsegna di Milano al rientro delle truppe di Radetsky, inizia l’emigrazione politica secondo linee politiche. I Moderati, Liberali e Monarchici, si rifugiano in Piemonte; i Repubblicani si dirigono verso Roma, dove i tumulti provocati dal “tribuno” Ciceruacchio, trasteverino - uomo del popolo, il cui figlio fu l’attentatore alla vita del segretario di Pio IX, Pellegrino Rossi - favorisce il convergere da tutta Italia di “delegati” delle congreghe repubblicane che danno vita all’Assemblea che istituisce la Repubblica Romana. Moltissimi sono i combattenti milanesi delle Cinque Giornate, esuli e volontari. Tra queste personalità spicca la contessa Cristina di Belgiojoso, attivissima già sulle barricate di Milano, quindi animatrice del “Crociato”, giornale dapprima filo-sabaudo, infine repubblicano. La contessa Belgiojoso raduna e guida 6oo giovani lombardi alla difesa diRoma.
Altri nomi: Agostino Bertani, Luciano Manara, Goffredo Mameli, Nino Bixio, Carlo Pisacane Enrico ed Emilio Dandolo, Luisa Sassi, Gabriele Rosa (che fu collaboratore di Filippo Turati nella Critica Sociale) e, naturalmente, Giuseppe Mazzini.
5 - La Mostra intende quindi presentare il Biennio repubblicano 1848-1849 come un “Dramma in due Atti” che inizia con le Cinque Giornate e che, dopo il ritorno Austriaco a Milano, prosegue l’anno seguente - con gli stessi protagonisti - nella Repubblica Romana.
Un “Dramma in due atti” di portata internazionale, guardato e temuto in tutta Europa, che si presenta alla storia come un Unico Evento che collega tra loro due momenti separati nemmeno da un anno.
6 – La Mostra si conclude sottolineando il contributo degli Stati Uniti al Movimento democratico italiano, ma anche, viceversa, quanto Essi abbiano attinto dal Repubblicanesimo italiano, le cui tracce sono rimaste in tre Emendamenti tuttora inseriti nella loroCostituzione.
Un fitto scambio di aiuti e corrispondenze reciproche tra Patrioti italiani con Circoli, Giornali e persino con il Congresso americano, ha stretto un legame che giunge al culmine nella Repubblica Romana, quando il Governo Usa decide di inviare la Flotta Militare a difesa del Campidoglio e di
Roma. Ma desiste infine per l’intervento precipitoso delle truppe Francesi in soccorso di Pio IX, rifugiatosi a Gaeta. Un intervento, infatti, che avrebbe anticipato di 60 anni lo sbarco americano in Europa.
7 – Per un commento
Prevale nella Unità d’Italia il Modello liberale e monarchico. La linea Repubblicana perde la partita. Mazzini muore clandestino (sotto falso nome di Mr. Brown) a Pisa con una condanna a morte sul capo, sebbene la “sua” Roma sia ormai la Capitale d’Italia (non sua). Il patriottismo degenera in nazionalismo. Il programma sociale repubblicano scompare a vantaggio del comunismo, e le ideologie mummificano i “Cortili” imperiali destinati a suicidarsi reciprocamente, come un secolo prima Bonaparte aveva previsto nella generale autodistruzione del vecchio sistema che ora inaugura il secolo successivo.
Del Biennio Repubblicano ‘48-’49, in particolare di Milano e di Roma, (che nelle nostre intenzioni viene contrapposto al Biennio Rosso, di cui ricorrre un analogo anniversario, ma in senso opposto per la sinistra italiana) resta tuttavia, dopo la prova della storia, la sua vivacità di fronte al tema irrisolto dell’assetto europeo: una Repubblica Federale o Stati Uniti d’Europa, di cui oggi si torna a parlare. Centosettant’anni dopo, ma ancora come allora.
E nei documenti si trova molta storia, ma anche molto possibile futuro.