L'Iran sciita vuole diventare una superpotenza regionale conquistandosi un ruolo a livello internazionale come potenza nucleare. La sfida apertamente lanciata da Ahmadinejad all'Occidente ha l'obbiettivo di mandar via americani e britannici dall'Iraq, acquisendo l'egemonia nella regione del Golfo Persico, grazie al peso militare costruito nel corso degli ultimi anni. La leadership iraniana parla di un "Nuovo Medio Oriente" connotato dalla ispirazione islamica di cui la rivoluzione iraniana rappresenta il modello. In questo disegno, Ahmadinejad si presenta al mondo sciita nel ruolo di un nuovo messia.
Le deboli sanzioni inflitte all'Iran dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, coś come le iniziative unilaterali decise da Usa e Gran Bretagna, non hanno avuto alcun effetto sulla leadership di Teheran che, al contrario, ha sfruttato l'ostilità dell'Occidente per elevare di rango il proprio status internazionale. Un effetto diverso, invece, pụ averlo il negoziato avviato dalla Ue. Se l'Iran viene messo nelle condizioni di poter esso stesso decidere la sospensione del programma nucleare militare, potrà accettare di negoziare un accordo vantaggioso che preveda il riconoscimento ufficiale della comunità internazionale del suo diritto ad avere un proprio programma di arricchimento dell'uranio. Le sanzioni si ripercuotono solo sulla popolazione che finisce per far quadrato attorno al regime. L'Iran, tuttavia, non è insensibile al malessere della popolazione. oggi gli viene offerta la possibilità di alleviare le sofferenze degli iraniani e salvaguardare la propria "dignità".
Contrariamente a quanto si tende comunemente a ritenere, l'ingerenza iraniana in Libano non comincia con la Rivoluzione Islamica del 1979 ma nei contatti tra le comunità sciite dei due paesi che cominciarono a stabilirsi all'inizio del XVI secolo, quando il capo degli Ulema sciiti libanese venne invitato per la prima volta in Iran dalla potente dinastia safavida che si era appena insediata.
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