Continua serrata la disputa tra Barack Obama e John McCain sulla sicurezza nazionale. Lo scontro è ormai aperto e le due differenti filosofie chiaramente delineate. Il casus belli, come noto, è stata la sentenza della Corte Suprema Usa sul centro di detenzione di Guantanamo, accolta con soddisfazione dal candidato Democratico e criticata aspramente dal senatore Repubblicano. Il nodo del contendere è relativo al trattamento da riservare ai sospettati di reati di terrorismo: utilizzare la legislazione penale, con le connesse procedure e garanzie, e trattare quindi i terroristi come criminali o considerarli nemici di guerra e contrastarli con mezzi puramente militari. Secondo la prima tesi, trattare i terroristi come nemici di guerra serve soltanto a dar loro la dignità di combattenti "martiri." Molti Republicans, invece, propendono per la seconda soluzione. Essi, con in prima linea il redivivo Rudolph Giuliani, accusano Obama di scarsa conoscenza della materia e di non aver compreso che il Paese è in guerra. Inoltre, ricordano come, utilizzando il medesimo approccio del senatore dell'Illinois, l'amministrazione Clinton non sia riuscita a debellare le minacce che si addensavano sull'America negli anni novanta e che avrebbero condotto all'11 settembre. Obama avrebbe insomma "una mentalità da 10 settembre", ragionerebbe come se l'attacco alle Twin Towers ed al Pentagono non avesse avuto luogo. Obama reagisce, ricordando i fallimenti dell'amministrazione Bush, impegnatasi in Iraq invece di perseguire i nemici dell'America in Afghanistan e Pakistan (che Obama ha dichiarato di essere pronto ad invadere per stanare i terroristi) e ribadendo la preferibilità di un approccio rispettoso delle leggi e dei diritti nel contrasto del terrorismo.
Troppo facile, verrebbe da dire. I Democratici ora strepitano al Senato, alla Camera dei Rappresentanti e per mezzo di organizzazioni a loro collegate, come MoveOn.org, contro i metodi utilizzati dall'amministrazione Bush per combattere il terrorismo, come il waterboarding, la sensazione indotta di annegamento. Questa tecnica è finita nell'occhio del ciclone solo recentemente, quando tutti i principali leaders Democrats, Nancy Pelosi in testa, erano da tempo consapevoli della sua esistenza. La sgradevole percezione è che, in un anno elettorale, il Partito Democratico, dopo essere rimasto in trepida e silente attesa mentre l'amministrazione Bush affrontava gli anni più duri dell'emergenza nazionale, voglia utilizzare la "retorica della tortura" per guadagnare posizioni. Non è un atteggiamento responsabile.
George W. Bush è il presidente americano più impopolare della Storia presso gli alleati? Vero. Ha commesso diversi errori nel suo doppio mandato presidenziale, in particolare mal gestendo la prima fase della guerra in Iraq? Verissimo. Ha sacrificato diritti fondamentali sull'altare della lotta al terrorismo? Innegabile. Ciò nondimeno, gli alleati dovrebbero essergli grati. Grazie all'impostazione generale della politica estera americana dopo l'11 settembre, il mondo oggi è più sicuro di sette anni fa. Bush ha compreso come sia stato il mondo occidentale intero a finire sotto attacco, con i suoi valori ed il suo stile di vita. La sua reazione ha indebolito le forze oscurantiste che progettano di distruggere tutto ciò che l'Occidente rappresenta.
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