Per Tony Blair, il cessate-il-fuoco convenuto tra Israele ed Hamas è un ulteriore conferma che le cose si muovono nella direzione giusta. Il responsabile del Quartetto non entra nel merito delle prospettive di successo della tregua né sulle conseguenze politiche del riconoscimento di Hamas. Blair si limita ad auspicare che una cessazione – anche temporanea - dei combattimenti a Gaza possa rappresentare un nuovo punto di partenza. Le gouvernement israélien lance des initiatives diplomatiques régionales tous azimuts
Appare evidente che Israele sia impegnato in una offensiva diplomatica su tutti i fronti – dalla Siria al Libano alla Palestina. Ed altrettanto evidente è che la ragione di una simile intraprendenza risieda nelle difficoltà politiche di Olmert. Se i processi di pacificazione in atto dovessero portare dei frutti, il vincitore sarebbe il primo ministro. Ma è ancora presto per cantare vittoria. Gli israeliani giudicano tutt'altro che positivo il negoziato con Hamas; la Lega araba denuncia la politica di colonizzazione e non smettono d circolare voci su un possibile attacco all'Iran, come rivelato – e non smentito – dal New York Times.
Un cessate-il-fuoco è sempre una cosa positiva. Per quanto fugace e non risolutivo possa essere. È positivo soprattutto per gli abitanti dei villaggi israeliani che ogni giorno fanno i conti con i razzi lanciati da Gaza. E soprattutto se il negoziato con Hamas servirà a riportare a casa il soldato Gilat Shalid. Ma sarebbe inutilesperareche questa tregua – che non è la prima concordata tra Israele e palestinesi – possa portare alla pace.
“Per anni Israele ha pesantemente limitato la vita dei palestinesi” – denuncia l'organizzazione israeliana per i Diritti Umani, B'Tselem. Ma continuare la colonizzazione di Hebron si rivela insopportabilmente costoso. Innanzitutto dal punto di vista diplomatico. L'occupazione militare ha indebolito Abbas e rafforzato Hamas. Ad Hebron, si scoprono i due volti di Israele: quello dell'occupazione che ha soffocato l'economia e negato la libertà dei palestinesi, e quello umanitario fatto di tanti israeliani che si prendono cura di donne e famiglie palestinesi.Israele insommatante cose diverse. La nuova amministrazione americana dovrebbe essere più esplicita nel dire quale Israele intende appoggiare.
Sia che abbia successo o che si riveli un fallimento, la tregua accorda ad Hamas una legittimità internazionale che Israele non potrà più permettersi di negare.Hamas è il solo vincitore della partita perché anche qualora si dovessero rafforzare le ali estreme del terrorismo palestinese,come Hizab al-Tahrir (Liberation Party), Hamas potrà d'ora in poi sostituirsi a Fatah come interlocutore moderato di Gerusalemme.
L'attacco all'Iran per Israele è solo l'ultima risorsa. E la decisione dipenderà da una seria di fatti. Primo, la convergenza con gli Usa; quindi, le sanzioni che, nonostante il parere contrario di Cina e Russia, potrebbero ancora essere decise; in terzo luogo, le elezioni presidenziali che si terranno in Iran il mese prossimo e che potrebbero determinare – con il cambio della leadership, anche un'inversione della politica nucleare di Ahmadinejad; ed infine, la capacità militare israeliana. La decisione di attaccare, insomma, sarà presa solo dopo che questi quarto fattori saranno realizzati.
Termini d'uso | Crediti | Registrazione Tribunale di Milano n°537 del 15/10/1994 - P.iva: 09155900153 - La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7/08/1990 n.250