Secondo il Senatore McCain la Lega delle Democrazie permette di formare grandi coalizioni con paesi che non fanno parte della Nato, per delle cause globali - come la lotta al terrorismo o l'intervento umanitario – garantendo la possibilità di agire anche senzauna preventiva approvazione dell'Onu. Ma questo, si osserva, significa marginalizzare Russia e Cina che oggi, proprio nell'Onu, trovano il luogo in cui esercitare la propria influenza politica sulle questioni globali. Strategicamente sarebbe un grande errore, poiché né la Russia né la Cina rappresentano una minaccia al mondo libero né è loro intenzione esercitare un'egemonia ideologica contraria ai principi democratici perseguiti in Occidente. Il rischio, allora, è che la Lega delle Democrazie alimenti una nuova Guerra Fredda nella quale tuttavia non sarebbe più così facile riconoscere chi sta dalla parte di chi e contro cosa.
Il confronto tra Iran e Occidente ricorda per molti versi la vecchia Guerra Fredda. L'uso strategico delle risorse energetiche, lo scontro tra ideologie, l'influenza in aree di conflitto, come il Libano: questi gli elementi che più accomunano il mondo emerso dalla Seconda Guerra Mondiale a quello di oggi. Tuttavia, se la Guerra Fredda era soprattutto uno scontro tra potenze “razionali”, oltre che simili per capacità economica e politica, quello di oggi, tra Usa e Iran, è un conflitto tutt'altro che omogeneo: l'Iran non è una grande potenza, non è un regime razionale, e non ha la capacità di esercitare un'egemonia culturale paragonabile a quella degli Usa.
Il Parlamento britannico ha appena deciso di inscrivere il People's Mujahedeen of Iran (MEK) nella lista nera delle organizzazioni terroristiche, nonostante una sentenza della Corte di Appello avesse stabilito che non vi sono prove per sostenere l'esistenza di legami tra l'organizzazione e il terrorismo. Il MEK è stato da sempre vicino alle Intelligence Occidentali ed Arabe, per le quali ha rappresentato una preziosa fonte di informazioni, tra le quali quelle sul progetto nucleare segretamente aviluppato a Teheran. Ma i paesi occidentali avrebbero fatto meglio a prestare maggiore cautela, poiché il MEK tutto è fuorché un'organizzazione democratica. Nato nel 1965 da una scissione interna al movimento Marxista-Leninista, il MEK promuove un'ideologia islamo-marxista che punta all'affermazione non di una democrazia ma di un regime Islamico “senza preti”.
La vittoria di Hamas a Gaza non si deve tanto ad una radicalizzazione dei palestinesi nei riguardi di Israele, quanto alla disastrosa situazione lasciata dopo 35 anni al potere da Yasir Arafat: un sistema debole, corrotto, anarchico che, grazie agli appoggi internazionali, l'ex leader dell'Olp riusciva a mantenere in equilibrio. I palestinesi hanno scelto in Hamas il bravo amministratore, quello che Fatah aveva ampiamente dimostrato di non saper essere. In questo senso, il successo di cui ancora oggi gode Hamas a Gaza ricorda quello di Mussolini. Come il fascismo, anche Hamas è un movimento dittatoriale ma la gente è contenta di vedere finalmente le strade pulite, anche se il prezzo da pagare è la libertà.
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