Conoscevamo il “socialismo reale”, il “socialismo dal volto umano” e il “socialismo alla francese”. Oggi dovremo abituarci al “socialismo gioioso”, l'espressione appena coniata da Martine Aubry, l'ex Ministro delle “35 ore”, oggi candidata alla leadership del partito, che in vista del congresso di Reims del prossimo novembre propone questa entusiasmante prospettiva. Ora, da Epinay ad oggi, sono passati 27 anni, e il Ps, in questo lasso di tempo, non ha fatto che inventarsi nuove formule tanto cariche di speranza quanto portatrici di disillusioni. La creatività non manca, ai socialisti. Quello che manca loro è il coraggio di usare la lingua della verità, ammettendo che il mondo è cambiato e che, piaccia o no, la Francia vi si deve adeguare.
Dopo “L'Audace” di Bertrande Delanoe, è la volta di “Si la gauche veut des idées”, l'opera con cui Ségolène Royal intende dimostrare di avere anche lei uno spessore politico. L'ex candidata alle Presidenziali ha mandato alle stampe un libro in cui dialogando con il sociologo Alain Touraine espone la sua analisi della società e del PS.Il Royale-pensiero spazia dall'idea dello Stato (è necessario superare il vecchio modello dello Stato assistenziale), a quella della sinistra (una sinistra realista capace di affrontare anche le verità sociali più scomode). Ma l'espressione che sintetizza la profondità della proposta royalista è “lucidità radicale”. Il sostantivo, per compiacere i riformisti, l'aggettivo per abbracciare la gauche.
Un anno fa Gordon Brown si affacciava dal N.10 di Downing Street e rivolgendosi alle telecamere pronunciava uno speranzoso "Let the change begin". Se fosse stato capace davvero di segnare il cambiamento, saremmo oggi tutti ben lieti ma le cose non stanno affatto così ed è ormai troppo tardi, per l'ex Cancelliere, tentare qualcosa di nuovo per invertire la rotta della leadership più fallimentare che il Labour ricordi.
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