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Global Terrorism Analysis
The Next Generation of Radical Islamist Preachers in the UK
James Brandon

Nel recente passato le autorità britanniche hanno arrestato, esiliato e deportato un discreto numero di predicatori jihadisti (tra i quali Abu Hamza ), macchiatisi di apologia terroristica. Inoltre, grazie al Terrorism Act del 2006, che impedisce ogni forma di glorificazione del terrorismo, a Londra si riteneva di aver posto un argine significativo alla proliferazione di idee sovversive ed estremiste. Tuttavia, come dimostrato dai risultati delle attività di intelligence condotte negli ultimi due anni, l'attivismo jihadista in Gran Bretagna non è affatto diminuito, ma ha solo assunto forme nuove per adattarsi al mutato quadro giuridico che si trova a fronteggiare. Ad esempio, i predicatori islamisti oggi si guardano bene dall'auspicare nei loro sermoni attacchi sul suolo britannico, ma si limitano a ricordare ai loro adepti la natura combattente dell'Islam ed il suo spirito di conquista.


 
Is There a Nexus between Torture and Radicalization?
Chris Zambelis

Spesso si discute della legittimità di uno strumento come la tortura per estorcere informazioni ai sospetti terroristi. Recenti studi sottolineano che, aldilà del lato umanitario della questione, il ricorso alla sevizia ed all'umiliazione ai danni dei sospetti da parte delle forze di sicurezza può addirittura rivelarsi controproducente. L'esperienza della dura repressione dei regimi autoritari mediorientali nei confronti degli islamisti radicali fornisce spunti di riflessione interessanti. Molti appartenenti a gruppi terroristi, avendo subito dure punizioni fisiche o vivendo il rimorso di aver tradito i compagni in seguito a torture, maturano un odio ancora più profondo nei confronti dei governi che combattono. Di riflesso, l'avversione si riversa sugli Stati Uniti, gli alleati principali dei governi mediorientali impegnati nella lotta alla sovversione interna. La storia personale del numero due di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, è emblematica.

 

Military Commander of the Islamic Army of Iraq Describes Rift with al-Qaeda
Abdul Hameed Bakier

Abu al-Abbas al-Baghdadi, il capo militare del gruppo anti-governativo iracheno Islamic Army of Iraq, annuncia lo sviluppo e la sperimentazione di nuove armi per colpire al meglio l'esercito di Baghdad e le truppe Usa. Inoltre, egli accusa al-Qaeda di intaccare la compattezza del fronte sunnita anti-occidentale. I qaedisti colpirebbero indiscriminatamente qualsiasi gruppo jihadista non allineato con essi.  La guerra inter-fazionale sunnita, nelle parole di al-Baghdadi, sarebbe all'origine della diminuita efficacia degli attacchi alle truppe governative ed occidentali. Nonostante gli appelli per una ritrovata comunità d'intenti all'interno dell'universo jihadista, pare improbabile che le tensioni fra i vari gruppi sul campo possano mitigarsi. Piuttosto, un repentino ritiro americano dall'Iraq potrebbe scatenare una vera e propria lotta fratricida nell'area del cosiddetto triangolo sunnita iracheno.

 

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