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Haaretz
Bargaining for the living and the dead
Moshe Arens


Accettare l'accordo con un'organizzazione terrorista per un sequestro è sempre una decisione soffert. Tuttavia, se si decide per la trattativa, devono essere rispettate tre condizioni: che il negoziato avvenga subito dopo il sequestro; che il prezzo non può essere lo stesso per il rilascio di un vivo o di un morto; far pesare sui terroristi il rischio futuro che corrono gli israeliani.L'accordo approvato domenica dal Governo per la restituzione dei soldati rapiti da Hezbollah nel 2006 non rispetta questi principi. il negoziato non riguarda più dei vivi ma dei morti. La liberazione di Kuntar è un prezzo troppo elevato. Non è stata posta ad Hezbollah nessuna tassa sul pericolo di sequestri futuri. L'accordo siglato da Olmert è forse addirittura peggiore di quello raggiunto da Sharon per la liberazione del narco-trafficante Tennenbaum.
 
The Jerusalem Post
The cabinet decides

Con la decisione del Governo di accettare l'accordo per la restituzione di Eldad Regev ed Ehud Goldwasser, si interrompe un incubo cominciato il 12 luglio 2006. L'accordo prevede: la liberazione di Kuntar ed altri quattro terroristi libanesi; informazioni al Segretario generale dell'Onu,
Ban Ki-moon, su quattro diplomatici iraniani scomparsi; la liberazione di prigioneri palestinesi, ma solo dopo l'implementazione dell'accordo. Questo giornale si è opposto al negoziato con Hezbollah, perché I due soldati non sono più vivi, perché la liberazione di Kuntar è un prezzo troppo alto e perché Nashralla si rafforzerà. Tuttavia, il Governo ha deciso, incoraggiato dalla volontà della grande maggioranza dei cittadini israeliani. L'auspicio è che alla fine di questa vicenda l'esecutivo possa uscirne rafforzato e che Hezbollah comprenda che negoziare con Israele ha un costo che non sarà mai troppo basso.

Analysis: A very Israeli decision
Herb Keinon

Si può dire tutto dell'accordo approvato dal Governo per lo scambio di prigioneri con Hezbollah, ma l'aspetto più evidente è che esso esprime la più profonda natura della società israeliana, ovvero il suo intenso, forte, autentico senso di solidarietà che porta ciascuno a sentirsi responsabile per gli altri.
 
The Daily Star
Hizbullah's strength should be the Lebanese state's, too

Durante la guerra con Israele, nel 2006, Hezbollah e lo Stato libanese si sono trovati dalla stessa parte della barricata. Oggi, come allora, il Libano ha una partita aperta con Israele, in particolare sull'occupazione di Sheba Farms che permane, nonostante la Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite che ne richiede la liberazione. Nel 2006, la “resistenza” si è guadagnata il rispetto della popolazione libanese per la determinazione con cui si è opposta agli attacchi israeliani, ma anche la critica di quanti hanno giudicato troppo elevato, in termini di vite umane, il prezzo pagato dal Libano. L'accordo siglato con Gerusalemme offre oggi ad Hezbollah l'opportunità di dimostrare che, per quanto elevato sia stato il costo della guerra nel 2006, la strategia allora seguita era quella giusta.
 
Haaretz
Five myths about prisoner swaps
Avi Issacharoff e Amos Harel

Secondo l'establishment della difesa israeliana l'accordo per lo scambio di prigioneri con Hamas ed Hezbollah non deve essere approvato per ragioni di sicurezza. Ma le argomentazioni usate sono infondate. Non è vero che il rilascio di prigionieri costituirebbe un pericoloso precedente, poiché Israele lo ha già fatto in passato. Non è vero che la decisione del governo sia una questione legata esclusivamente alla sicurezza: in gioco ci sono valori e giudizi morali. Non è vero che i prigionieri liberati andrebbero con certezza nella Striscia di Gaza. Non è vero che la riapertura del valico di Rafah dipende dalla liberazione del soldato Shalit – rapito da Hamas nel 2006: la riapertura dipende dall'Egitto e dalla legittima preoccupazione per il flusso di profughi che ne conseguirebbe. È falso, infine, che la Hamas controlli tutte le fazioni di Gaza, ivi comprese quelle che hanno rotto la tregua. Gli attacchi degli ultimi giorni sono un segno evidente della volontà dei gruppi rivali di indebolire Hamas.
Olmert to ministers: Soldiers held by Hezbollah are dead

Hamas arrests Fatah Al-Aqsa spokesman after Qassam claim
 
Sunday Telegraph
Israel has a year to stop Iran bomb, warns ex-spy

Shabtai Shavit, ex Capo del Mossad, oggi tra i più autorevoli consulenti del Parlamento israeliano ha dichiarato che se entro un anno Israele non distruggerà I siti nucleari iraniani, sarà lui a subire l'attacco ed ha aggiunto che l'intervento militare dovrà essere accelerato qualora Obama vincesse le elezioni.
 

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