Il 4 luglio si avvicina e si ricomincia a parlare di patriottismo negli Stati Uniti. Barack Obama inizia a discutere della questione da Independence, Missouri, dove inizia un tour settimanale. L'obiettivo è dimostrare, ad una zona tendenzialmente Repubblicana del Paese, di possedere le credenziali da vero americano che i rivali lo accusano implicitamente di non avere. L'argomento è delicato ed il Gop ne ha fatto un punto centrale degli attacchi al senatore dell'Illinois, che accuserebbe un deficit di patriottismo soprattutto se paragonato all'eroe nazionale McCain. Nelle ultime ore hanno comunque tenuto banco le antipatiche considerazione su Macdi Wesley Clark. Il generale in pensione, ex candidato alla presidenza ed oggi clintoniano prestato allo staff di Obama, ha messo in dubbio il valore militare dell'aviere McCain ai tempi della guerra del Vietnam. Obama ha preso le distanze, ribadendo la sua stima per il valore dell'avversario, che a sua volta mostra di non condividere il reiterato tentativo del Partito Repubblicano di questionare sull'amor patrio del candidato Democratico. “Brandire il patriottismo come una spada, o come uno scudo, è una tattica vecchia come la Storia della nostra Repubblica”, ha glissato Obama. Difficile contraddirlo, se èvero che agli albori della storia americana Thomas Jefferson e John Adams dovettero subire attacchi della stessa natura.
Time The New Patriotism Richard Stengel Tutti gli americani si ritengono grandi patrioti e vivono l'orgoglio della loro “eccezionalità.” Tuttavia, non tutti gli americani condividono la stessa idea di cosa sia il patriottismo. Convivono infatti due definizioni dell'American exceptionalism: vi è una corrente di pensiero che guarda al passato, rintracciando la grandezza della Nazione nella sua eroica genesi e negli stupefacenti risultati ottenuti; vi è poi chi proietta nel futuro lo spirito, i valori e gli ideali che hanno forgiato l'America e si augura che essi servano a nuove grandi conquiste. In entrambe le tesi ritroviamo il carattere americano cui si richiamano quanti fanno appello al patriottismo, genuinamente o per propaganda politica. Le traiettorie umane e professionali che hanno condotto Barack Obama e John McCain a sfidarsi per la Casa Bianca sembrano cogliere diversi elementi che concorrono a definire ed a specificare la nozione di American Dream. L'afro-americano, figlio di una madre single e vissuto all'estero prima di tornare in patria. L'eroe di guerra, profondamente legato ai valori fondativi della Nazione, che ha speso una vita al servizio del suo Paese. Entrambe sono storie americane. Perché voler stabilire delle gerarchie? E' tempo di conciliare le due versioni dell'American exceptionalism, e guardare ad una terza via al patriottismo. Consapevole della grandezza unica del Paese e di quello che è riuscito ad ottenere, ma ineluttabilmente orientata al futuro ed a quanto di grande vi è ancora da realizzare.
Ad un americano non serve esibire simboli quali bandiere e spille a stelle e strisce per dimostrare il proprio attaccamento al Paese. Sicuramente Obama sottoscriverebbe alla lettera, ma, non essendo un ingenuo, nella sua prima apparizione televisiva come candidato alla Casa Bianca ha parlato di “profonda ed incrollabile fede nel Paese che amo”. Dietro le spalle una ben visibile bandiera statunitense. Obama sa che i Repubblicano rivendicano la rappresentanza dello spirito nazionale e ritengono di non dover dimostrare alcunché in proposito. Diversamente, i Democrats hanno spesso pagato la loro minor identificazione percepita con l'interesse nazionale. Qualcuno direbbe il loro minor nazionalismo. Un atteggiamento alla McGovern o alla Dukakis non è insomma consigliabile per un candidato liberal. Un progressista come Robert Kennedy, benché contrario alla Guerra del Vietnam, si fece promotore dell'inasprimento delle sanzioni per coloro i quali avessero profanato la bandiera a stelle e strisce durante le contestazioni. Al patriottismo assertivo, e talvolta acritico, dei conservatori, i progressisti Usa hanno spesso contrapposto un patriottismo dissenziente, e talvolta ambiguo. A giudicare dai risultati elettorali degli ultimi trent'anni, la seconda tipologia appare senza dubbio la meno popolare e la più delicata da maneggiare.
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