Thomas Malthus è stato fino a tempi recenti ridicolizzato dalla pubblicistica e dai maitres a penser più in voga. Sgombriamo subito il campo: scientificamente, la sua convinzione che l'uomo avrebbe presto esaurito le risorse del Pianeta si è rivelata erronea, perché basata sulla convinzione che il modo di produzione sarebbe rimasto essenzialmente agricolo. Le rivoluzioni industriali spazzarono via le sue convinzioni. Sino agli anni novanta del secolo scorso vi era la diffusa convinzione che le risorse naturali fossero inesauribili e che non vi fossero limiti alla capacità dell'uomo di sfruttarle e fruirne. Oggi la situazione è diversa, l'ottimismo scomparso e la profezia di Malthus torna sinistramente d'attualità. L'augurio, e la convinzione, è che le idee maltusiane si confermino errate e che, ad esempio, la rivoluzione delle tecniche agricole permetta al gigantesco continente africano di sostentarsi e di contribuire ad alleviare l'emergenza alimentare mondiale. Il ritorno di Malthus, se non altro, fa giustizia ad un personaggio pragmatico, eclettico e profondo, sottovalutato ingiustamente dal mondo culturale della sua epoca (Shelley, Dickens, Engels), che mai gli perdonò il suo approccio realista e pessimista alla realtà.
Scientific American Lower Fertility: a Wise Investment L'approntamento di piani per ridurre, naturalmente su base volontaria, la fertilità nei Paesi in via di sviluppo (Pvs), rappresenta la strategia più efficace per far fronte ad una situazione caratterizzata dal crescente inquinamento, dalla distruzione dei suoli e dall'esaurimento dei bacini idrici. La parola d'ordine è razionalizzare l'uso delle risorse, certo, ma è necessario combinare questo approccio ad un effettivo controllo delle nascite che permetta di salvaguardare il sempre più delicato equilibrio eco-sistemico in cui viviamo. E' un passo necessario per i Pvs, ma anche le economie più avanzate hanno l'interesse ad investire nel controllo della natalità nei Paesi poveri. I benefici saranno per tutti.
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