Nessuno deve sentirsi al sicuro se non obbedisce all'Islam, e quelli che si rifiutano pagheranno un caro prezzo. Il movimento islamista ha il compito di trasformare il mondo in una serie di “terre incolte”, dove solo chi rispetta le regole della jihad potrà trovare sicurezza. Questi alcuni dei concetti espressi nel nuovo libro del teorico di al -Qaeda, lo Sceicco Abu-Bakar Naji, che intende divenire il nuovo manifesto della jihad islamico. Secondo gli osservatori, il testo indica un cambiamento di strategia del movimento terrorista che intenderebbe riappropriarsi del “brand” dell'organizzazione, oggi sfruttato da soggetti non direttamente controllati dalla “casa madre”.
Mohammed Omer è un giovanissimo reporter palestinese, al quale è stato appena conferito, a Londra, il Martha Gellhorn Prize. Omer scrive da Gaza, dove come tutti gli abitanti della striscia vive e scrive in uno stato di semi-detenzione. Al rientro da Londra – dove ha potuto recarsi solo grazie ad un lascia-passare diplomatico dell'Ambasciata olandese, Omer è stato illegittimamente sottoposto a fermo e tortura da parte del servizio di sicurezza israeliano, lo Shin Bet. Il caso è stato denunciato dalle organizzazioni israeliane dei Diritti Umani.
Il Presidente Bush ha, ancora di recente, ribadito la sua determinazione a trasformare l'Iraq in una moderna democrazia capitalista, come la Germania ed il Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale.Ma l'Iraq è un paese arabo, e non vi è paese arabo che sia stato capace di consolidare una democrazia, ivi compresi la Giordania e il Libano che, nell'area, sono i paesi più evoluti. Uno dei fattori che impedisce di conseguire l'obbiettivo in Iraq è lo scarso livello culturale della popolazione – oltre, naturalmente, alle fratture inter-etniche tra sciiti e sanniti. È proprio il gap culturale a rendere l'Iraq più simile ai paesi sudamericani, dove gli Usa hanno tentato di esportare la democrazia. Si pensi al Nicaragua o alla Repubblica Dominicana.
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