Mentre si infiamma lo scontro a Tripoli tra Alawiti e Sunniti, è opportuno interrogarsi sul perché di questa faida e sul ruolo della Siria, alla vigilia dell'incontro tra Bashar al Assad e Nicolas Sarkozy. Secondo informazioni “ufficiali”, a fornire le armi agli Alawiti sarebbe Hezbollah che avrebbe così la possibilità di dimostrare che lo scontro in Libano non è solo tra Sunniti e Sciiti, ma riguarda tutto lo spettro etnico-politico rappresentato nel paese. Un ulteriore obbiettivo dell'organizzazione islamista è di regolare i conti con Siria e Iran. Se gli scontri a Tripoli non dovessero cessare, il rischio è che la lotta tra i due gruppi contagi la Siria, dove la maggioranza è sunnita. Per Damasco, si tratterebbe di una grave minaccia alla stabilità del potere che si può dunque sospettare essere alimentata da Hezbollah e Iran per far pressioni su una Siria che si comincia a sospettare di tradimento.
Nel discorso alla nazione con il quale ha annunciato l'accordo con Israele sullo scambio dei prigionieri, Sayyed Hassan Nasrallah, ha voluto mostrare un inedito profilo da “uomo di stato”. Definendo la liberazione dei detenuti “una vittoria per tutto il Libano”, il capo di Hezbollah ha lasciato intendere che l'evento non diventerà materia di propaganda politica. Tuttavia, aldilà delle dichiarazioni di responsabilità, il momento della verità per Hezbollah verrà quando si tratterà di avviare il dialogo con le fazioni politiche rivali. Se Nasrallah vorrà davvero la pacificazione del Libano, allora dovrà dimostrare che la parola “dialogo” è qualcosa di più dell'imposizione della propria volontà, e che lui stesso non è più semplicemente il leader di una milizia.
Tra qualche giorno sarà possibile assistere in diretta allo scambio di prigionieri concordato tra Israele ed Hezbollah. Vedremo il Libano accogliere trionfalmente i suoi combattenti tornati in libertà. e vedremo Israele stringersi attorno alle famiglie dei soldati che tornano a casa solo in una bara. È fuori questione: sarà un giorno di dolore e umiliazione per Israele come lo sarà di gloria e giubilo per Hezbollah. Sarà per Israele anche un ulteriore monito di quanto costoso – e pericoloso – possa essere fare la pace con il nemico.
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