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The Economist
Chi si nasconde dietro il più sanguinoso attentato nella capitale afgana dal 2001 ad oggi? E con quali motivazioni? L'attacco suicida all'ambasciata indiana che è costato la vita a 41 persone è il terzo di una certa rilevanza dall'inizio dell'anno a Kabul. Altri avrebbero avuto luogo senza l'opera di interdizione delle forze di sicurezza afgane, che si stanno gradualmente professionalizzando. Due fattori sono degni di nota nel tentativo di risalire ai mandanti della strage. In primo luogo, i taliban, che peraltro smentiscono di essere coinvolti nell'attacco, stanno ricevendo man forte dal network qaedista che, visti i recenti insuccessi iracheni, avrebbe volto nuovamente la sua attenzione all'Asia Centrale, ed in particolare al suo originario santuario afgano-pakistano. In secondo luogo, il fatto che ad essere colpita sia stata l'ambasciata indiana lascia incoraggia la tesi di quanti vedono la mano di elementi deviati dell'Isi (l'intelligence pakistana) dietro l'attentato di Kabul. L'India mostra infatti interessi sempre crescenti in Afghanistan, contribuendo vigorosamente alla ricostruzione del Paese. Inoltre le autorità indiane monitorano con attenzione gli sviluppi in Asia Centro-meridionale. Questo perché New Delhi spera di garantirsi cospicue forniture energetiche e di trovare nuovi mercati per le sue esportazioni. L'attivismo indiano, sottolineano gli analisti più maliziosi, potrebbe aver indotto gli elementi più oltranzisti dell'Isi a lanciare un macabro avvertimento al governo Singh.

 

Global Terrorism Analysis
Waliullah Rahmani

 

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