The Guardian Missiles with a message Se Israele arrivasse ad attaccare i siti nucleari iraniani, Teheran potrebbe infiammare tre diversi teatri di guerra, dall'Afghanistan all'Iraq fino al Mediterraneo orientale. In tal senso, la chiusura dello Stretto di Hormuz sarebbe la minore delle preoccupazioni. La decisione della Total di rinunciare ai suoi investimenti in Iran – ufficialmente per ragioni di sicurezza, più probabilmente per le pressioni di Sarkozy – potrebbe essere letta come una tattica per far guadagnare tempo alla diplomazia. Ma alle esercitazioni militari ed all'escalation di minacce, in genere, in Medio Oriente segue la guerra, non il negoziato.
Quando i governi cominciano ad assumere atteggiamenti “minacciosi”, si può star tranquilli che faranno esattamente il contrario. Israele e Iran sono impegnati in un braccio di ferro sulla rispettiva capacità militare. L'obbiettivo è chiaro. Ma la vicenda ha ormai assunto contorni farseschi, dopo la rivelazione sulle immagini taroccate dei missili iraniani. In più, Israele non ha la capacità militare di attaccare l'Iraq senza il supporto degli Usa e gli Usa non hanno alcuna intenzione di intervenire.
Da una parte si moltiplicano i segnali della disponibilità di Teheran ad imbastire un dialogo con il satana statunitense; dall'altra, l'Iran non perde occasione per dimostrarsi pronto ad attaccare l'Occidente. In questa “doppiezza” si riconosce un atteggiamento, caro a Teheran, di divenire oggetto di biasimo ma, nello stesso tempo, di mantenersi al centro dell'attenzione della comunità internazionale.
Se non è insolito che un paese predisponga delle manovre militari, è vero altresì che quello che ha fatto l'Iran è più che una semplice esercitazione. Nel corso dei suoi giochi di guerra del ”Grande Profeta” Teheran ha infatti autorizzato il lancio di nove missili a media e lunga gittata. Senza ombra di dubbio, si è trattato di una prova di forza e di un modo per far presenti quali siano, per Teheran, gli interessi in gioco.
Teheran sa bene che se Israele tiene alla propria esistenza, non sferrerà mai un attacco nucleare contro l'Iran. Ma Teheran sa anche che Gerusalemme si troverebbe isolato, qualora intendesse usare la via militare per prevenire la minaccia iraniana. È per questo che il vero obbiettivo di Teheran non è Israele. Quello che interesse alla leadership iraniana è piuttosto riacquistare il controllo sul Golfo Persico, ovvero sulla Siria e sul Libano, quest'ultimo come grande porto petrolifero.
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