Treasury Acts to Save Mortgage Giants L'amministrazione Bush ha deciso di intervenire a sostegno delle due principali compagnie finanziare americane attive nel settore dell'erogazione di mutui, la Fannie Mae e la Freddie Mac. Le due finanziare verranno aiutate con un'iniezione di denaro pubblico per diversi miliardi di dollari. Il piano d'intervento federale rimanda ad un'analoga misura presa a marzo dal dipartimento del Tesoro per salvare la Bear Stearns. Il segretario Henry Paulson ha lasciato intendere che, considerando il ruolo centrale delle due compagnie nel sistema finanziario americano e le perdite da esse subite dall'inizio dell'anno a causa della crisi del mercato della casa, le autorità non avevano altra scelta che il drastico intervento. Il loro fallimento avrebbe infatti avuto conseguenze devastanti sull'economia mondiale, poiché Fannie Mae e Freddie Mac gestiscono circa la metà dei mutui americani e vedono coinvolti nelle proprie attività finanziarie governi stranieri edimprese multinazionali. Mentre il Tesoro rimane vago sull'entità degli aiuti alle due compagnie, è presumibile che il Congresso Usa decida di erogare una linea di credito di ben 300 miliardi di dollari.
La crisi del credito non si attenua ed il mercato delle abitazioni rimane depresso. Così, diventa plausibile il rischio fallimento per decine di istituzioni bancarie americane. A Wall Street ci si interroga ormai su quante saranno le banche a fallire e su quali saranno le prime a farlo. Allo stato attuale delle cose, il sistema bancario nazionale appare comunque in una situazione migliore rispetto ai dissesti degli anni ottanta e novanta, quando per bilanciare il più disastroso collasso finanziario dai tempi della Grande Depressione il governo dovette utilizzare ingenti quantitativi di denaro pubblico: 125 miliardi di dollari. Trattasi di magra consolazione. Infatti, secondo gli analisti, la crisi attuale potrebbe costringere alla chiusura tra le 150 e 7500 banche di medio-piccole dimensioni. Vitale per molti istituti di credito sarà il buon esito dell'operazione di salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac.
In un recente discorso tenuto a New York il presidente Usa George W. Bush ha tentato di sdrammatizzare la gravità della situazione: “Dopo 52 mesi consecutivi di crescita, un record, è normale che la nostra economia viva un momento di difficoltà. L'inquilino della Casa Bianca non ha certo tutti i torti, avendo governato in uno dei periodi complessivamente più floridi della storia economica del Paese. Dunque il quadro non è fosco come può apparire ai più pessimisti. Ma la caduta del mercato azionario, la perdita di posti di lavoro e la pesante crisi dei mutui sono dati di fatto altrettanto innegabili. Il tasso di disoccupazione, ad esempio, è arrivato al 5.5% e preoccupa molti lavoratori. Tra questi i giornalisti. Forse è per questo motivo che la stampa ha dato tanto spazio alla dichiarazione-boomerang del consulente economico di John McCain, Phil Gramm, secondo il quale la recessione, più che essere un'eventualità possibile, vive soltanto nella mente preoccupata degli ameicani. Parzialmente Gramm potrebbe anche aver ragione, ma appare eticamente, ed elettoralmente, imprudente liquidare come fisima un rischio reale e pressante per lo stile di vita di molte famiglie e la sopravvivenza di diverse imprese.
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