Bernard-Henri Lévy, Al Gore, Oran Pamuk? Nemmeno per sogno. L'intellettuale pubblico più influente al mondo secondo un sondaggio condotto tra i lettori della rivista britannica Prospect è un personaggio poco conosciuto, almeno negli ambienti culturali italiani. Trattasi dell'eclettico pensatore turco Fethullah Gulen, religioso Sufi e fervido sostenitore del ruolo della scienza nel traghettare l'Islam verso la modernità. I suoi interessi sono tra i più vari ed il sapiente utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa gli ha permesso di diffondere le sue dottrine in tutti i continenti. A Gulen fa capo un network che annovera giornali, televisioni e persino cliniche private, ed organizza eventi e conferenze internazionali. Dopo aver speso buona parte della sua esistenza in Turchia, dove è stato protagonista della vita pubblica, oggi vive negli Stati Uniti, in seguito al manifestarsi di una certa ostilità nei suoi confronti da parte dell'establishment kemalista, che non gli perdona una sua certa nostalgia per lo spirito e la tradizione ottomana. Gulen ha sempre auspicato che la religione rimanesse lontano dalla politica, ma negli ultimi tempi si è avvicinato all'Ak, il partito di governo guidato da Recep Tayyip Erdogan. L'influenza dell'intellettuale Sufi è stata senz'altro benefica sulla formazione di governo, che negli anni si è per così dire secolarizzata, abbandonato i sogni irrealistici di reviviscenza del Califfato e di reintroduzione della Sharia. I tempi sono maturi per il ritorno in patria di Gulen? E' lecito dubitarne, poiché il Paese vive una fase di scontro tra l'islamismo moderato del governo di Ankara e l'ortodossia secolare dell'esercito e dalla magistratura turchi.
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