Sia che il negoziato tra l'Occidente e l'Iran progredisca o no, è il momento per gli Usa di riaprire una rappresentanza diplomatica a Teheran. A questo progetto lavora da tempo il Segretario di Stato, Condoleezza Rice. In Iran, nonostante la propaganda di regime, la grande maggioranza della popolazione non è ostile agli Usa che anzi vengono considerati la patria della libertà e della moderazione. È su questo che gli Usa devono investire. Una rappresentanza diplomatica a Teheran potrebbe rappresentare un significativo passo avanti in questa direzione.
Il Pakistan è un caso pressoché unico: è ad un tempo vittima e sponsor del terrorismo. Negli ultimi decenni l'esercito nazionale ha stretto legami sempre più stabili con organizzazioni terroristiche, come Al Qaeda, e con gruppi estremisti come i Talebani. Il futuro Presidente degli Usa non potrà permettersi di ignorare la potenziale esplosività della miscela pakistana, adottando una strategia che liberi il Pakistan dagli insediamenti terroristi di cui è oggi disseminato. Un'iniziativa in tal senso potrebbe essere il coinvolgimento del Kashmir.
Il rifiuto della Polonia di accettare l'installazione di una base di difesa missilistica Usa ha una ragione legata all'interesse nazionale che gli Usa non possono ignorare: l'indipendenza energetica da Mosca. La Polonia è infatti in trattative con l'Iran per un contratto di fornitura di energia che le permetterebbe di liberarsi dalla morsa del gas russo. Gli Usa hanno tentato di ammonire gli alleati europei dal rischio di instaurare rapporti economici con l'Iran, ma i rischi che Washington paventa non sollevano gli europei dalla preoccupazione dell'autonomia energetica. È per questo che il prossimo Presidente americano dovrà appoggiare gli europei nel perseguimento di una politica di differenziazioni delle fonti, poiché solo così gli interessi della comunità internazionale potranno convergere con l'interesse degli americani per l'isolamento dell'Iran.
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