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McCain’s Remarks on Iraq and Afghanistan
The New York Times

Da Albuquerque, nel New Mexico, John McCain risponde all'editoriale di Barack Obama sul New York Times, nel quale il candidato Democratico aveva esposto il suo piano per un sostanziale ritiro dall'Iraq in 16 mesi e per un ridispiegamento delle truppe Usa in Afghanistan, a suo avvisi teatro strategico principale per la tutela della sicurezza nazionale e per gli interessi dell'America. Il candidato Repubblicano non può certo esimersi dal contrastare il rivale sul terreno che più gli è congeniale: la politica estera. McCain concorda con Obama a proposito degli innumerevoli errori dell'amministrazione Bush, ma gli ricorda di aver appoggiato un anno e mezzo fa il surge in Iraq e di essere stato uno dei pochi ad aver dato credito al generale Petraeus. I risultati incoraggianti lo hanno confortato e la strategia del generale, basata sull'aumento delle truppe, sul coordinamento tra militari e civili e sulla protezione della popolazione locale ha inferto duri colpi ai militanti islamisti. Ora, Obama vorrebbe vanificare questo risultato e affrettare il ritiro. McCain nota inoltre come Obama abbia esposto i suoi piani poco prima di partire per un viaggio che lo porterà sia in Iraq che in Afghanistan. Dunque, si è sbilanciato prima di aver preso visione del reale stato delle cose sul campo. Sicuramente un errore. Un'altra convinzione del candidato Democratico, che già si è sbagliato avversando il surge, è che gli Stati Uniti non potranno vincere in Afghanistan senza abbandonare l'Iraq. La strategia seguita a Baghdad dovrebbe essere al contrario una fonte di ispirazione per cambiare il corso degli eventi in Asia Centro-meridionale. I taliban si stanno rafforzando, soprattutto nel sud ed è quindi necessario rafforzare il contingente americano e Nato, focalizzarsi sulla protezione della popolazione civile e, come si sta facendo in Iraq, aumentare gli effettivi e la professionalità delle forze di sicurezza autoctone. Inoltre, pare improrogabile l'unificazione operativa dei comandi alleati e un maggiore impegno degli  alleati degli Usa nel finanziamento della missione, fondamentale non solo per la sicurezza dell'America ma di tutto il mondo. Anche il Pakistan deve essere coinvolto seriamente nell'impresa. “Per gestire una guerra come presidente, come comandante in capo, è necessaria esperienza, competenza e cura per gli interessi del proprio Paese. In passato ho preso posizioni impopolari (ad esempio a favore del surge) mettendo a rischio la mia carriera politica e dimostrando di avere a cuore soprattutto gli interessi del Paese che amo”, conclude McCain.

 
So Popular and So Spineless

The New York Times
Thomas L. Friedman

Gli Stati Uniti sono sempre meno popolari nel mondo. Gli asiatici preferiscono la Cina e molti europei non nascondono la propria soddisfazione davanti alla progressiva diminuzione del potere statunitense del mondo. Il comportamento dell'amministrazione Bush ha contribuito a screditare gli Usa, ma gli europei sono sicuri di preferire un sistema internazionale dominato da Paesi come la Cina e la Russia rispetto alla situazione attuale? Il modo in cui Pechino e Mosca hanno interdetto, grazie al potere di veto, le sanzioni contro lo Zimbabwe al Consiglio di Sicurezza dell'Onu dovrebbe aprire gli occhi a molti. Cina e Russia, con la riprovevole collaborazione del Sudafrica, stanno permettendo a Robert Mugabe di opprimere ed impoverire il suo popolo, dopo aver mantenuto il potere in seguito ad una tornata elettorale palesemente inficiata da intimidazioni e minacce al suo rivale,

 

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