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Sembra che alla Casa Bianca si annusi aria di "tradimento" verso il trio Francia-Germania-Italia per il modo in cui si è giunti all'accordo sul cessate-il-fuoco.
Ai primi di settembre il segretario di Stato americano, Rice, incontrerà nel quadro di un giro in Europa alla vigilia dell'abbandono del suo incarico, il responsaile della Farnesina, Frattini, con il quale nelle ore della crisi, come recita un comunicato di Washington, c'è stato un "approfondito colloquio" telefonico, che nel gergo diplomatico è un gradino sotto "franco", cioè discorde.

“La Russia ha vinto questa partita dal punto di vista militare e politico. In cinque giorni è riuscita a ricostruire la sua influenza nel Caucaso meridionale e ha allontanato per decenni, ripeto per decenni, la possibilità che la Georgia, ma qualsiasi altro paese confinante con Mosca, possa aderire alla Nato, come invece volevano gli Stati Uniti,come sognavano a Tbilisi.” Il giudizio di Alexsander Rahr,tedesco, grande biografo di Putin, esperto di rapporti tra Occidente e Cremlino, direttore dell'Istituto tedesco per gli Affari Internazionali di Berlino è netto: con la guerra in Georgia Mosca si è presa una storica rivincita. “Se si pensa a come si muovevano le potenze nei duesecoliprecedenti, possiamo dire che la Russia, dopo questa guerra ètornata adessere una potenza regionale in quella area. Nessuno potrà costruire oleodotti che bypassino il suo territorio; nessuno potrà sfidarla sul controllo dell'energia. Nessuno potrà tentare di contenere la sua potenza. Sì, in quella zona, Mosca è tornata a comandare”.

Che la riunione dei ministri degli Esteri a Bruxelles si sia conclusa con una unità difacciata, sembra essere confermato dalle parole del britannico David Miliband, il quale, dopo aver accusato Mosca di aver “aggredito” la Georgia, ha convinto i suoi partner che la questione del “partenariato tra l'Ue e la Russia” dovrà essere affrontato con accuratezza nel corso della prossima riunione informale dei capi di Stato Ue prevista ad Avignone i prossimi 5 e 6 settembre. Un messagio molto chiaro destinato a una diplomazia francese sospettata di aver preparato un piano di pace troppo favorevole all'Orso Russo.

E infatti la distinzione capziosa tra "sovranita' " e "integrità territoriale" permette a Mosca di non ritirare immediatamente le sue truppe dall'Ossezia del sud. Lo ha ancora una volta ribadito il ministro degli Esteri Serghei Lavrov. «Dopo il ritiro delle truppe georgiane nelle loro caserme, ritorneremo sul territorio della Federazione russa. Le nostre forze per il mantenimento della pace resteranno in Ossezia del Sud», ha sottolineato Lavrov. Sia il ritiro russo «sulle linee precedenti allo scoppio del conflitto» sia il rientro dei georgiani «nei luoghi del loro abituale stanziamento» sono punti previsti dal piano per la soluzione del conflitto.

Mosca accetta comunque, ai fini di un cessate il fuoco, la modifica apportata dalla parte georgiana sul sesto punto degli accordi mediati da Sarkozy, che elimina la menzione diretta alle questioni dello status di Abkhazia e Ossezia del sud, ha detto Lavrov che non ha mancato di precisare come ai fini di una soluzione definitiva del conflitto, «certamente la questione non può essere accantonata». Ovvero caduto il riferimento ad un confronto internazionale sullo status futuro delle due provincie, la lettura russa è quella del fatto compiuto che costituisce diritto.  Secondo Lavrov, inoltre, la Georgia dovrà finanziare la ricostruzione in Ossezia del sud. «Mosca ha stanziato una considerevole quantità di fondi allo scopo - ha detto il ministro degli Esteri russo - Ma è l'aggressore che deve pagare per la ricostruzione di Tskhinvali e dei villaggi distrutti». Lavrov ha poi indirettamente puntato il dito contro gli Usa. «C'erano cittadini stranieri con la parte georgiana nell'attacco contro l'Ossezia del sud», ha detto il ministro degli Esteri russo. «Non so se assieme ai reparti militari, ma in ogni caso dalla parte dell'esercito georgiano», ha aggiunto in una chiara allusione agli istruttori militari statunitensi in Georgia.
La reazione del presidente americano non è certo in sintonia con il "clima europeo". Bush ha infatti annunciato di aver dato istruzioni al segretario della Difesa, Robert Gates, di impiegare militari in Georgia per fornire assistenza ricordando che gli Usa «sono dalla parte del governo georgiano democraticamente eletto», e ha intimato a Mosca di «mantenere la parola data e attivarsi per porre fine alla crisi». Il capo della Casa Bianca ha aggiunto che gli Usa manderanno in Georgia aerei e navi militari con aiuti umanitari e scorte di medicinali, e ha sollecitato la Russia a garantire che le vie di comunicazione siano agibili. Gli Usa hanno richiesto un vertice dei ministri degli Esteri della Nato per discutere della situazione in Georgia.  L'incontro potrebbe già avvenire all'inizio della prossima settimana, ha riferito una portavoce della Nato, Carmen Romero, aggiungendo che la Russia non parteciperà al vertice. Gli Usa hanno cancellato un'esercitazione navale prevista per la prossima settimana che vedeva coinvolte anche Russia, Gran Bretagna e Francia. Secondo il Segretario di Stato americano Condoleeza Rice - che si recherà a Parigi e Tbilisi - le operazioni militari di Mosca in Georgia hanno messo in pericolo l'integrazione della Russia negli organismi internazionali. «La Russia può ancora cambiare direzione e dimostrare che sta cercando di comportarsi in linea con i principi del XXI secolo», ha detto. «Ma vi assicuro che la reputazione internazionale della Russia e il ruolo che potrà giocare nella comunità internazionale sono in discussione».

 

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