Nonie Darwish, Huffingtonpost.com, 16 marzo 2008,
Ho vissuto a Gaza negli anni cinquanta, quando l'Egitto conduceva operazioni di guerriglia contro Israele a partire dalla Striscia, allora sotto controllo egiziano. Mio padre comandava quelle operazioni, eseguite dai feddayn (termine che significa “sacrificio di sé stessi”). Erano il fronte avanzato della resistenza del Jihad arabo contro lo Stato ebraico. Mio padre venne ucciso da Israele con un assassinio mirato nel 1956.
Oggi la Striscia di Gaza, controllata da Hamas, è diventata un campo di prigionia per un milione e mezzo di palestinesi e continua a servire come base di partenza per gli attacchi contro i cittadini israeliani.
Questo il lascito delle politiche del mondo arabo nei confronti dei rifugiati palestinesi, iniziate sessant'anni fa quando la Lega araba emanò norme speciali in materia che sarebbero diventate vincolanti per tutti i Paesi membri. Gli Stati arabi non potevano assorbire i palestinesi. Anche se un palestinese avesse sposato un cittadino di un Paese arabo, non avrebbe potuto acquistare la nazionalità di sua moglie o di suo marito. Capita che un palestinese nasca, viva e muoia in un Paese arabo senza acquisirne la cittadinanza. Tuttora ricevo email da parte di palestinesi che sostengono di non poter ricevere, ad esempio, un passaporto siriano e di dover rimanere palestinesi per quanto non abbiano messo piede nella Striscia di Gaza o in Cisgiordania una sola volta in tutta la loro vita. Tutto questo per perpetuare lo status di rifugiati dei palestinesi. Essi sono stati usati, ed abusati, dalle nazioni arabe, e dai terroristi palestinesi, con l'unico intento di distruggere Israele.
Ai 22 Stati della Lega araba non mancano certo le terre. Molti di essi, solo per citarne due l'Arabia Saudita e la Giordania, sono scarsamente popolati in rapporto alla loro estensione. Tuttavia, si rifiutano di accogliere i palestinesi, poiché se cessasse il loro status di rifugiati questi ultimi non avrebbero più motivi concreti per desiderare la fine di Israele.
La ricchezza degli arabi, esplosa in seguito all'aumento dei profitti petroliferi, non è stata in alcun modo utilizzata per migliorare le condizioni di vita degli abitanti di Gaza e della Cisgiordania, ma per sostenere gruppi terroristi anti-israeliani e contrari ad ogni forma di pacificazione con lo Stato ebraico. L'abitante medio di Gaza ha oggi migliori opportunità di trovare un lavoro se decide di unirsi ad Hamas.
La forzatura, orchestrata da Hamas, del checkpoint egiziano avvenuta nel gennaio 2008 è il risultato della politica verso i rifugiati palestinesi. I checkpoint sul lato arabo della Striscia non potevano contenere i “prigionieri”. Il piano arabo di sovrappopolare Gaza è esploso così nella direzione sbagliata e dopo questa esplosione il rappresentante del governo egiziano, Suleiman Awwad, ha commentato: “l'Egitto è uno Stato rispettato, il suo confine non deve essere violato e i suoi soldati non possono diventare bersaglio di lanci di pietre.” In altre parole, l'Egitto non è Israele, che è invece uno Strato indegno di rispetto. Gli abitanti di Gaza dovrebbero rivolgere la loro violenza solo verso Israele, non verso l'Egitto. Questo episodio rivela una profonda convinzione in tal senso diffusa tra gli arabi.
Un mese fa (febbraio 2008, ndt) Hamas ha minacciato di condurre 40.000 persone (in primo luogo donne e bambini) sino al confine con Israele per protestare contro le restrizioni imposte dagli israeliani a Gaza. Alcuni leader del movimento hanno affermato di essere pronti a lanciare i manifestanti contro i soldati per forzare il confine, dimostrando ancora una volta come ai terroristi palestinesi non interessi granché l'incolumità del proprio popolo. Fortunatamente, solo in 5.000 hanno aderito alla manifestazione di protesta…
Israele ha abbandonato completamente Gaza nell'agosto 2005. Nel maggio e nel giugno 2007 Hamas ha condotto una guerra contro Fatah per ottenere il controllo della Striscia. Da allora, il gruppo ha intensificato gli attacchi missilistici sulle città israeliane, inducendo Israele a rispondere con ritorsioni economiche e militari. Hamas è ormai un pericolo non solo per Israele, ma anche per gli stessi palestinesi e per i vicini Paesi arabi. Ciononostante, il mondo arabo rifiuta di riconoscere il proprio ruolo nella creazione di questo mostro. E' difficile rintracciare una situazione simile nella storia umana: la creazione intenzionale dello status di rifugiati per un milione e mezzo di persone, perpetuato per sessant'anni. Il mondo arabo si è turato il naso ed ha voltato la faccia dall'altra parte.
E' importante comprendere che questa pericolosa situazione ha avuto origine dalla decisione di 22 nazioni arabe di creare una prigione chiamata Striscia di Gaza. Gli arabi dichiarano il loro amore per i palestinesi, ma sembrano piuttosto determinati a sacrificarli. E' tempo per il mondo arabo di aprire i propri confini e di assorbire gli arabi della Cisgiordania e di Gaza che volessero essere assorbiti. E' tempo che gli arabi aiutino i palestinesi e smettano di usarli.
Nonie Darwish, che è cresciuta al Cairo ed a Gaza City, è autrice del libro “Ora mi chiamano infedele”
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