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In tempi di recessione, il Labour può rilanciare la lotta alla povertà


 E' vero, conclude, Hattersley, la crisi economica ha rimesso tutto in questione. La stabilità economica della Gran Bretagna e del mondo è minacciata. I progressi degli ultimi dodici anni rischiano di essere spazzati via. Il collasso del sistema bancario nazionale richiede il massimo impegno del governo Brown mentre l'opposizione Tory guadagna terreno nei sondaggi. Nonostante le gravi difficoltà, questo è il momento per rilanciare con più decisione la lotta alla povertà mediante scelte politiche innovative e coraggiose e guidate da una linea di condotta morale ben precisa. La rinascita del riformismo, in Gran Bretagna come altrove, non potrà avvenire al di fuori di un'autentica rinascita valoriale ed etica, ben precisata da Beatrice e Sidney Webb e mutuabile ora che la recessione colpisce duramente i redditi di milioni di lavoratori. Hattersley si riferisce a principi progressisti che combinino protezione sociale e responsabilità individuale. Principi che il New Labour  ha recuperato nella  moderna proposta di empowerment, la collaborazione tra cittadino e governo che coinvolge gli utenti nella democrazia sociale per la  libertà di scelta e di gestione dei servizi.

 
Il ruolo dell’opinione pubblica nel processo di riforma
Come anticipato, la Conference, nonostante l'intento celebrativo, ha mantenuto nel suo svolgimento una stretta aderenza alle questioni attuali. Tra le proposte per rilanciare lo spirito pubblico fiaccato dall'ondata pessimistica della crisi e, prima ancora dalla disaffezione generale verso la politica, spiccano le suggestioni di Neil Jameson, rappresentante dell'organizzazione non governativa London Citizens. Riorganizzare la comunità, l'opinione pubblica, è la risposta alla globalizzazione ed al collasso della politica, afferma. L'elezione di un ex community organiser alla presidenza Usa vorrà pur dir qualcosa!

Bisogna lavorare sulla società civile per rivitalizzare le istituzioni nazionali ed internazionali e la stessa economia globale in declino. Le organizzazioni dei lavoratori, le associazioni non profit e i gruppi di volontariato sono gli ultimi perni su cui si regge l'autentica democrazia partecipativa. Bisogna preservare queste realtà. Come? Connettendo questi piccoli e fecondi centri di potere, federando le chiese, le moschee, le Ong e i centri aggregativi, in modo tale che queste entità superino le differenze culturali, politiche e religiose che attualmente le separano e contribuiscano a ricostruire un tessuto sociale lacerato. Una democratizzazione dal basso che superi l'apatia politica diffusa nelle nostre società e che faccia sentire la sua voce alle istituzioni, convincendole a riformare un sistema socio-economico che ha dimostrato di non funzionare più adeguatamente.

Tim Horton, Fabian Research Director, concorda. Per intervenire efficacemente sulle attuali difficoltà e per promuovere il cambiamento è necessario rivolgersi prima alla società, poi al governo. Anche questo è un grande insegnamento di Beatrice Webb e del riformismo fabiano e socialista. Secondo Horton il centro-sinistra europeo sembra oggi dimenticare che i suoi grandi successi politici e sociali del novecento sono dipesi dalla capacità di convincere la gente, e non i governanti, della bontà delle proprie idee. Ai tempi della discussione parlamentare del Minorità Report un giovane Winston Churchill invitava Beatrice Webb a impegnarsi per convincere il governo liberale di allora della validità delle sue proposte; in un secondo tempo il governo britannico, di cui Churchill allora faceva parte, avrebbe persuaso la nazione. La risposta della riformatrice è ancor oggi illuminante: “Preferisco che sia la gente a convincere il governo della bontà delle mie idee”.

Un auspicio chiaro, ma che secondo Horton coloro che oggi si definiscono progressisti non hanno colto appieno. Spesso infatti essi si impegnano in grandi battaglie politiche a livello istituzionale, preoccupandosi molto del contenuto tecnico delle norme che propongono ed applicano, ma poco delle percezioni e delle reazioni della società civile. Le forze di centro-destra sembrano aver meglio compreso la natura delle società contemporanee e l'importanza di comunicare e dialogare con l'opinione pubblica. Il successo delle campagne anti-europeiste dei conservatori britannici lo sta a dimostrare, sottolinea Horton. Come è possibile riformare senza interpretare le convinzioni e i bisogni che la società esprime?
 
Il Welfare State è La tragedia delle buone intenzioni?
Spesso vi è il rischio di organizzare eventi pubblici monocordi, dove tutti i partecipanti condividono grosso modo la stessa tesi salvo qualche sfumatura. I Fabians, per non tradire lo spirito di una vivace polemista iconoclasta come Beatrice Webb, non sono caduti in questo errore ed hanno invitato a parlare Nick Bosanquet, professore all'Imperial College di Londra e membro del think tank liberista Reform. Un intellettuale che ha ben chiara la sua missione politica: convincere i fabiani della necessità di battersi per il ridimensionamento dello Stato e per l'abbassamento della pressione fiscale.

Lo Stato sociale è la tragedia delle buone intenzioni, afferma Bosanquet. Una fonte di spreco che è diventata negli anni preda degli interessi famelici del governo, delle corporazioni professionali, delle aziende appaltatrici e dei media. Il welfare ha messo in moto meccanismi di dipendenza dallo Stato, di vero e proprio parassitismo, per non parlare dell'ingiustizia generazionale a danno delle giovani generazioni costrette a pagare per le pensioni dei loro genitori senza alcun garanzia rispetto al proprio futuro previdenziale. “Lo Stato del benessere” ha creato più problemi di quanti ne abbia risolti. In realtà bisognerebbe puntare sullo sviluppo delle capacità individuali mediante la formazione, sulla riduzione delle tasse, sulla re-impostazione dei pubblici servizi secondo criteri di efficienza e di libertà di scelta da parte dei cittadini-utenti.

Bosanquet non crede che l'universalismo nell'erogazione dei servizi pubblici, difeso dagli altri relatori, sia il mezzo migliore per costruire una coalizione tra istituzioni ed individui che aiuti a ridurre povertà e disuguaglianza. Egli elogia lo spirito innovatore di Beatrice Webb e di suo marito Sidney e lancia una provocazione e uno stimolo a quelle correnti del New Labour tuttora convinte che la giustizia e la libertà possano essere garantite da una leale collaborazione tra Società e Stato, da un'equa compresenza di intervento pubblico e responsabilità individuale. Il Welfare State, ripensato e razionalizzato, può insomma ancora avere un futuro.

(a cura di Fabio Lucchini)
 

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