Anastasia Moloney, Prospect, aprile 2009,
Archiviato il G20, è già tempo per un nuovo appuntamento internazionale di rilievo. A Port of Spain, capitale di Trinidad and Tobago, si tiene, tra il 17 e il 19 aprile, il quinto Summit delle Americhe, nel corso del quale si incontreranno i 34 capi di Stato e di governo dei paesi latino-americani, caraibici e nordamericani. Un'occasione per Washington per rinnovare la sua politica “americana” in senso cooperativo e multilaterale. Obama spera che la sempre più consolidata leadership del presidente brasiliano, Inacio Lula de Silva, possa fornirgli un'utile sponda per superare il modello conflittuale degli anni passati, caratterizzati dallo scontro Bush-Chavez.
Lula è stato il primo leader latino-americano invitato alla Casa Bianca dal nuovo presidente. Un gesto altamente significativo delle intenzioni di Obama, deciso a porre fine alla relazione privilegiata con la Colombia del presidente Alvaro Uribe, decisa nella repressione del narcotraffico e politicamente conservatrice. Quel rapporto fu un fiore all'occhiello della presidenza Bush. Obama guarda insomma a Brasilia. Mentre il Messico è investito da una stagione di violenza interna, il Venezuela patisce un'inflazione a due cifre e l'Argentina cerca di mantenere a galla la sua pericolante economia, il Brasile sta emergendo, per dimensioni e dinamismo, come il naturale capofila regionale. Non solo la crescita economica annua del grande paese (la decima economia mondiale) si aggira da tempo intorno ad un ragguardevole 4%, ma la scoperta di nuovi giacimenti petroliferi potrebbe trasformare il Brasile in uno dei principali produttori di greggio entro il 2011, ridimensionando l'influenza regionale del Venezuela. Inoltre, argomento che interessa moltissimo Obama, il Brasile è leader nella produzione di biocarburanti ricavati dalla canna da zucchero. Lula è consapevole della nuova finestra di opportunità che si sta aprendo per il Brasile. Durante il vertice di Londra il governo brasiliano ha ribadito la necessità che ai paesi emergenti venga riservato uno spazio maggiore nelle scelte fondamentali per gli affari internazionali all'interno di organismi quali Fondo monetario internazionale e Banca mondiale.
Date le premesse, cosa aspettarsi dal summit che inizia? Rispetto alle questioni concrete, poco. In questi mesi l'America Latina non può essere una priorità assoluta per Washington, preoccupata dalla crisi economica e attenta a calibrare le sue prossime mosse nei teatri di guerra iracheno ed afghano. Ma, allargando la prospettiva agli anni a venire, a Port of Spain potrebbe essere messo in moto un processo virtuoso. Esiste un tangibile ottimismo sul fatto che le relazioni tra gli Usa e il continente americano possano realmente migliorare sotto gli auspici di Obama. Le recentissime aperture del presidente a Cuba, se sono state liquidate frettolosamente da L'Avana, non sono passate inosservate ed hanno raccolto l'apprezzamento dei leader latino-americani, Lula in testa. I segnali, forti, perché il vertice si risolva in un successo diplomatico per la promettente coppia Obama-Lula ci sono tutti.
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