Ansa, 24 giugno 2009,
Uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, troppi timbri in circolazione, rappresentanti di lista dell'opposizione tenuti alla larga dai seggi dove forse sono arrivate urne già piene di voti: sono queste alcune accuse di brogli lanciate dall'opposizione sconfitta in Iran alle elezioni del 12 giugno. E' quanto emerge da un comunicato di tre pagine pubblicato sul sito del principale candidato sconfitto, il moderato Mir Hossein Mousavi.
Nel testo, il "Comitato per la protezione dei voti" chiede la creazione di una "commissione", "accettabile per tutte le parti in causa", che operi "per esaminare tutta la procedura elettorale". Il documento denuncia "l'utilizzo su larga scala di mezzi del governo in favore del proprio candidato", il presidente uscente Mahmud Ahmadinejad. Viene poi criticata la scelta dei componenti dei comitati incaricati di organizzare le elezioni, selezionati fra i sostenitori di Ahmadinejad. "Schede sono state stampate la sera delle elezioni senza numero di serie, cosa senza precedenti nella storia del paese", si sostiene ancora nel comunicato (non è chiaro se si tratti del rapporto completo sui brogli annunciato dallo staff di Mousavi o solo di una sua sintesi).
Il documento comunque denuncia anche la fabbricazione di timbri utilizzati per convalidare i voti in un numero "2,5 volte superiore" a quello dei seggi, "cosa che può favorire brogli". Secondo il comitato di Mousavi, ai rappresentanti di lista dei candidati alle presidenziali è stato impedito, per diversi motivi, di essere presenti nei seggi e di sorvegliare le operazioni di voto. Viene denunciata inoltre l'interruzione del servizio "della rete sms" che, se attivo, avrebbe permesso ai rappresentanti di Mousavi di avvertire il quartier generale di eventuali irregolarità. Infine vengono formulati "seri dubbi" sul fatto che le urne fossero vuote nel momento in cui sono state consegnate ai seggi: eventualità che non può essere esclusa proprio per l'assenza dei rappresentanti di lista.