S. C., Critica Sociale, n.5/2009,Per Francesco Forte, il decreto estivo merita un bel 9 per le misure sociali, “che sono dense di spirito innovativo e si accordano molto bene con la teoria dell'economia sociale di mercato, correttamente intesa”, mentre raggiunge la sufficienza riguardo alle politiche economiche di rilancio congiunturale.
In ogni caso, e in questo Forte concorda con Tremonti, serve tenere anche conto – “per mitigare il giudizio” sulla manovra finanziaria di fine giugno – “che la congiuntura economica italiana non merita la descrizione a tinte fosche che ne viene fatta da organi di previsione economica internazionale come l'Ocse e il Fondo Monetario Internazionale, sulla base di dati Istat, che la stessa Banca di Italia, derogando alla sua tradizionale cautela, ha voluto avvalorare. Se fosse vero che il Pil italiano sta cadendo a un tasso del 5 per cento, non si spiegherebbe come mai le entrate tributarie invece sino ad ora si siano flesse solo del 2 per cento e come mai la disoccupazione, anche a dar credito alle indagini telefoniche e per intervista dell'Istat, sarebbe aumentata di un punto. Né si spiegherebbe come mai i treni e le autostrade sono così affollati ad ogni “ponte vacanziero” nazionale e locale. E come mai la Confcommercio non segnali un crollo della spesa per consumi. Neppure si spiega, sulla base di una simile riduzione presunta del Pil, come mai il tasso di inflazione in Italia deceleri meno che nella media degli altri paesi dell'area euro. E come mai le quotazioni del mercato immobiliare italiano non segnalino drammatici ribassi. Penso che le cifre catastrofiche messe in giro siano frutto di propaganda di organi suppostamene imparziali che hanno interesse a far circolare notizie negative sull'Italia”.
Questa mancanza di proposte costruttive e alternative a quelle del Governo, sia da parte dell'opposizione (che Forte tutto sommato tratta bonariamente per la sua assenza, poichè effettivamente non c'è), che dei centri forti dell'economia e della finanza di cui Repubblica è da sempre portavoce (mentre al contempo le tinte negative per colorire la situazione sono con evidente soddisfazione accentuate), fanno sorgere un preciso sospetto: “Col pretesto di traghettare l'Italia fuori dalla attuale crisi morale ed economica - sostiene Forte - si tenterebbe di attuare una nuova ondata di privatizzazioni e di interventi statali a pro' di soggetti privati bisognosi di pubblico denaro, giustificandoli con il pubblico bene”. Il riferimento al saccheggio dell'economia pubblica italiana degli anni Novanta, realizzato con la tenaglia “mani punite - privatizzazioni” è immediato, in questa denuncia. Che si fa anche più precisa: “Fra le vacche grasse che fanno gola adesso, fanno spicco la Rai, la Cassa Depositi e Prestiti, Finmeccanica e le reti delle imprese di pubbliche utilità pubbliche vale a dire di Eni ed Enel e delle ex imprese municipalizzate.
La cannibalizzazione della Rai, analoga a quella che fu attuata per Italtel e per la Finsider, servirebbe per dare a operatori italiani del ramo e ad operatori italiani in cerca di un nuovo ramo, delle aziende e degli impianti particolarmente interessanti nella nuova epoca del digitale terrestre. Chi si insediasse nella Cassa depositi e prestiti (ancora giro Prodi? Ndr) potrebbe risolvere molti problemi bancari di sotto capitalizzazione. Poi ci sono le reti delle imprese locali dei servizi di pubblica utilità e dei due colossi Eni, Enel. Togliendo la proprietà delle reti a queste due grandi imprese si otterrebbero due risultati: quello di dare ai nuovi proprietari una ricca rendita garantita e quello di ridurre la capacità competitiva di due compagnie il cui successo internazionale dà molto fastidio ai concorrenti esteri. Finmeccanica, con i suoi contratti negli Usa nel settore difesa è un boccone ghiotto, il cui controllo può essere ottenuto con un piccolo investimento se ci si appoggia a qualche banca d'affari”.
In realtà la situazione del Paese è molto meno grave e il Governo non è sottoposto a drammatiche sollecitazioni da parte delle forze economiche e sociali “e quindi non produce un decreto estivo marcato dal segno di una impellente emergenza”, precisa Forte. Le innovazioni positive presenti nel decreto Tremonti sono due. “La prima - dice - consiste nella possibilità che durante la concessione della cassa integrazione a favore della forza lavoro di un determinato stabilimento si possano attuare dei corsi di formazione per il personale cassa-integrato, con pagamento della retribuzione piena. Nelle proposte della sinistra riguardanti il nuovo contratto di lavoro unico i corsi di formazione sono previsti dopo il licenziamento per consentire al capitale umano dimesso di reinserirsi in altre imprese. Invece con lo schema adottato nel decreto di fine giugno il capitale umano, oggetto dei corsi di formazione, non viene licenziato. Rimane nell'impresa di cui fa parte e può essere reinserito nelle attività di questa. Oppure il lavoratore potrà decidere di sistemarsi altrove, senza però passare per un periodo di disoccupazione”.
La seconda innovazione contenuta nel decreto di giugno, consiste nel consentire ai lavoratori che sono stati messi in cassa integrazione e iniziano una nuova attività di impresa o lavoro autonomo di usufruire, a titolo di bonus, di tutte le mensilità future di cassa integrazione a cui avrebbero avuto diritto se non si fossero licenziati dall'impresa. “Credo che non ci sia bisogno di fare un lungo discorso per dimostrare che queste due misure sociali innovative corrispondono in pieno a una teoria della socialità conforme al mercato che collega l'equità all'efficienza”.
Per le misure di carattere più strettamente economico il giudizio è meno lusinghiero, e tra queste la riduzione a metà della tassazione del reddito di impresa per gli utili reinvestiti in macchinari e attrezzature, a fianco alla accelerazione del pagamento dei crediti che le imprese hanno verso la pubblica amministrazione, “ comporta una deroga al regime tributario normale in cui ogni reddito guadagnato dalle imprese è tassato allo stesso modo, sia quando venga distribuito ai soci della società, sia quando venga mandato a riserva e impiegato per nuovi investimenti. Secondo stime della Confindustria che ha chiesto al governo sia le norme dell'accelerazione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle imprese che quelle di agevolazione fiscale per gli utili reinvestiti, i nuovi investimenti a cui si applicherà questo esonero tributario parziale ammontano a 20 miliardi di euro. Se l'imposta è il 30 per cento, la riduzione a metà è il 15 per cento. Che applicato a 20 miliardi comporta un risparmio fiscale di 3 miliardi, ripartito su due anni. Di per sé, 20 miliardi sono l' 1,4 per cento del Pil. Quindi è abbastanza evidente che una diminuzione del costo fiscale del 15 per cento non è tuttavia un grande stimolo economico”.
Sono urgenti “le misure per il rilancio delle opere pubbliche e per lo sblocco dei fondi destinati alle politiche per il Mezzogiorno, co-finanziate dall'Unione europea. Questi fondi sono stati parzialmente utilizzati per la copertura delle spese per i nuovi ammortizzatori sociali e per quelle per la ricostruzione degli edifici distrutti o danneggiati dal terremoto dell'Aquila. Ma il Mezzogiorno e la sua carenza di infrastrutture costituiscono il maggior problema strutturale della nostra economia. Il PDL anche per ragioni di opportunità politica, dovrebbe dedicare maggiore attenzione a questo tema, anche se esso non è fra le priorità della Lega Nord”.