Kimberly Kagan, Foreign Policy, 10 agosto 2009,
La guerra in Afghanistan non sta andando secondo le attese. Gli obbiettivi di fondo non sono stati sinora raggiunti. Infatti, l'Afghanistan non è diventato uno Stato con un governo legittimato dal consenso popolare e capace di provvedere alla sicurezza nazionale, in grado quindi di impedire che il proprio territorio funga da santuario per i gruppi islamisti radicali affiliati ad al-Qaeda. Secondo il Generale Stanley McChrystal, comandante delle forze della coalizione internazionale nel Paese asiatico, la situazione si starebbe deteriorando, poiché gli insorti estendono il loro raggio d'azione e la violenza subisce un'escalation. Kimberly Kagan, presidente dell'Institute for the Study of War, che ha recentemente collaborato sul campo con il Generale, ritiene che le operazioni militari condotte contro i Taliban si stiano rivelando inefficaci a causa di una carente strategia contro-insurrezionale. La studiosa dettaglia il suo punto di vista in un contributo per la rivista Foreign Policy.
Si combatte nei modi sbagliati. Sempre rifacendosi all'esperienza irachena, sappiamo che per mettere sotto controllo un'area strappata al nemico servono oltre sei mesi di tempo. Le forze Nato invece agiscono spesso con superficialità e non consolidano la loro presenza sul territorio, non lo “bonificano” a dovere, permettendo così agli insorti di ritirarsi momentaneamente per poi reinsediarsi nelle aree che non sono state messe adeguatamente in sicurezza.
Il fallimento non è peraltro inevitabile. La guerra in Afghanistan ha sofferto per lungo tempo di una mancanza cronica di risorse investite e della scarsa attenzione dei decisori politici, a Washington e altrove. Gli Stati Uniti, sicuramente dal 2007 al 2009, hanno dato priorità assoluta alla campagna irachena. La vittoria sarà perciò possibile se si interverrà con decisione, ristrutturando completamente la missione e rimettendo in discussione i presupposti tattici e strategici sui quali si è sinora, erroneamente, fondata.