Peter Mandelson, Progress, 14 settembre 2009,
Durante un discorso tenuto presso il think tank Progress, Lord Peter Mandelson, ministro per le Attività Produttive del governo Brown, ha rivendicato al Labour il ruolo di prudente gestore delle finanze pubbliche svolto con successo nell'ultimo decennio prima dell'esplodere della recessione globale. Alla vigilia della Conference annuale del Labour, che si terrà a Brighton dal 27 settembre al 1 ottobre prossimi, l'autorevole ministro ha sottolineato quanto sia necessario che i laburisti, pur difendendo i successi ottenuti come forza di governo, ribadiscano a chiare lettere il proprio impegno per il cambiamento nella società.Il nostro governo, il nostro partito, suggerisce Mandelson, deve dire chiaramente alla gente come intende traghettare il Paese fuori dalla recessione e ricostruire un'economia forte, rimodellando continuamente il ruolo dello Stato nella società contemporanea. Questo significa rifiutare il disimpegno del governo dalla sfera pubblica (il mantra neo-liberista che tanto ha nuociuto all'economia mondiale), senza tuttavia riproporre vecchi modelli interventisti e burocratici superati dai tempi.I sondaggi premiano da diversi mesi i Tory di David Cameron e sembrano indicare il logoramento del rapporto tra New Labour ed elettorato dopo dodici anni al potere. Un'eventualità fisiologica, un ricambio che molti avvertono come inevitabile. Mandelson non è tra questi. Richiamato al governo da Gordon Brown dopo l'esperienza come commissario Ue al Commercio, l'attuale ministro del Business è uno dei protagonisti della rivoluzione blairiana della sinistra britannica e non considera conclusa la stagione di governo che egli ha contribuito a modellare come architetto del New Labour: “la retorica modernizzante di Cameron si limita ad insistere sulla contrazione della spesa pubblica, disinteressandosi delle conseguenze sociali. Si tratta dello stesso approccio dei passati governi conservatori…al Paese serve invece una strategia più complessa da fondare su tre pilastri che dovrebbero garantire un futuro sereno al Regno Unito, oltre la crisi: il mantenimento di un alto livello della spesa pubblica, l'investimento massiccio nella ripresa economica che verrà e la riduzione del deficit fiscale.”Il compito che attende l'esecutivo nei prossimi mesi, prosegue il ministro, non deve essere limitato alla gestione dell'emergenza economica, ma deve essere orientato al futuro, garantendo certezze e sicurezze ai cittadini, rassicurandoli sulle prospettive che si apriranno con la fine della recessione. E' necessario investire nelle priorità nazionali per garantire ai cittadini l'accesso ai servizi essenziali, soprattutto a coloro che non hanno le possibilità di fare affidamento su sanità e istruzione private. Un governo amico e uno Stato efficiente, ma non il temuto ed intrusivo “Big State” paventato dai neo-liberisti. Dal 1997 i laburisti hanno garantito robusti livelli di investimento per riformare il sistema e per elevare gli standard qualitativi dei servizi. Gli avversari politici approfittano della situazione di generalizzata difficoltà economica per suggerire che questo modello abbia fallito, ma i risultati dell'ultimo decennio li smentiscono. “La spesa è cresciuta per correggere il deficit di investimento nello sviluppo umano e nel settore pubblico che aveva caratterizzato gli anni ottanta e novanta. L'avvento del New Labour dodici anni fa ha permesso di invertire il trend e noi vogliamo proseguire su quella strada.”Alla luce di quanto detto, la questione focale per i socialisti democratici è la seguente: come modernizzare la società ed implementare un disegno di riforma progressista mentre le risorse finanziaria a disposizione diminuiscono?Ancora Mandelson: “La nostra concezione del ruolo del governo deve continuare ad evolvere. E' chiaro che dobbiamo proseguire nel trasferimento del potere (empowerment) alla gente, ossia ai genitori, agli studenti, ai pazienti, così come abbiamo proposto nel nostro programma politico presentato pochi mesi fa. La sua denominazione, “Building Britain's Future”, è evocativa al riguardo. Dobbiamo riconoscere che la risposta alle grandi sfide che le società moderne si trovano ad affrontare risiede nelle comunità in cui le persone vivono e dove esse possono costruire partnership feconde con il servizio pubblico, piuttosto che subire le scelte di uno Stato che si espande sempre di più. Dovremmo per un attimo dimenticare di essere al potere ed agire come se fossimo degli outsider, desiderosi di cambiare continuamente lo status quo, di agire per il rinnovamento. Solo così recupereremo lo spirito che ci ha permesso di favorire il cambiamento e il progresso nell'ultimo decennio.Inizialmente i governi neo-laburisti tendevano a centralizzare, perseguendo obbiettivi a livello nazionale mediante l'incremento della spesa. In un secondo momento, l'enfasi si è spostata sulla decentralizzazione e il potere è stato devoluto in direzione dei cittadini. Più recentemente, il governo ha ulteriormente potenziato la garanzia del servizio pubblico per tutti attraverso il sistema degli entitlement, che consente al cittadino di usufruire di un fornitore alternativo qualora non riuscisse ad accedere al pubblico servizio desiderato. Un esempio? Il diritto di essere visitati da un medico privato nel caso il servizio sanitario nazionale non riuscisse a rispondere alla richiesta di consulto entro 18 settimane….Questa è la nuova frontiera del servizio pubblico…bisogna accelerare il ritmo delle riforme per raggiungerla.”“Siamo di fronte ad una scelta netta tra le riforme progressiste e l'ideologica e vecchia idea conservatrice di tagliare indiscriminatamente la spesa, tra le politiche gradualiste orientate a perseguire la crescita economica e il mero affidamento al libero mercato, tra l'interesse per la classe media e le fasce disagiate della popolazione e la smania di ridurre le imposte a pochi privilegiati…in conclusione, è necessario che i laburisti, pur difendendo i successi ottenuti come forza di governo, rinnovino il loro profilo di vera forza del cambiamento e della modernizzazione. Questo è, e deve rimanere, il nostro obbiettivo.”
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