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Quentin Peel, Financial Times, 8 marzo 2010,

La Germania e la Francia stanno valutando il lancio di una nuova iniziativa per rafforzare la cooperazione e il controllo economico all'interno dell'eurozona. Secondo alcuni funzionari governativi, tra le misure al vaglio vi sarebbe l'istituzione di un fondo monetario europeo. L'obiettivo è stabilire norme e meccanismi per evitare il diffondersi dell'instabilità e dell'incertezza nell'area dell'euro in seguito all'insorgere di patologie nel sistema interno di un singolo Stato membro (si veda l'attualissimo caso dell'indebitamento della Grecia).
Innanzitutto, come ha suggerito recentemente il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble,  il piano prevede la costituzione di un fondo monetario europeo modellato sull'esempio del Fondo monetario internazionale (Fmi) che, come noto, è l'organizzazione internazionale finanziata largamente dagli Stati industrializzati che, a determinate condizioni, concede prestiti ai paesi con difficoltà finanziarie. Il ministro, in un'intervista concessa al giornale Welt am Sonntag, ha ribadito di essere favorevole a un più deciso coordinamento tra le politiche economiche dei membri Ue nell'eurozona.
Se francesi e tedeschi dovessero proseguire tenacemente verso l'adozione della proposta (da tempo caldeggiata da Parigi), verrebbero poste le basi per la più radicale revisione delle regole monetarie nell'Unione dai tempi dell'adozione della moneta unica nel 1999. La disponibilità della Germania è emersa in coincidenza della partenza del premier greco George Papandreou per Parigi, dove (il 7 marzo scorso, ndt) ha incontrato il presidente francese Nicholas Sarkozy per ricercare il suo sostengo al drastico programma di austerità adottato da Atene per contenere gli effetti negativi di un deficit che è arrivato a superare i dodici punti percentuali rispetto al Pil greco (la media dell'eurozona si aggira intorno al 6%, ndt). “Dobbiamo aiutare la Grecia, perché sta sostenendo un grosso sforzo.  Una volta creato l'euro, non possiamo permetterci che un paese dell'eurozona crolli. Altrimenti la stessa introduzione della moneta unica perderebbe di significato”, ha affermato l'inquilino dell'Eliseo. Parole che sembrano confermare la determinazione di Francia e Germania a sorreggere finanziariamente la Grecia o comunque a fornire garanzie per la traballante economia ellenica, anche se la cancelliera Angela Merkel ha tenuto a ribadire che nessuna forma concreta di aiuto sia stata discussa nell'incontro da lei avuto con Papandreou il 5 marzo scorso.
Ad ogni modo, l'elemento più rilevante pare essere la comunanza di intenti tra Berlino e Parigi, che concordano sul fatto che non sia necessario che il governo greco si rivolga al Fmi. Una conferma indiretta dell'interesse dei due paesi a spingere per la nascita di un fondo monetario europeo, anche se è difficile che un simile, ambizioso, organismo possa vedere la luce in tempi utili per contribuire alla soluzione della grave crisi socio-economica che attanaglia Atene e preoccupa Bruxelles. Ancora Schäuble:  “Non vogliamo entrare in competizione con il Fmi, ma siamo consapevoli dell'urgenza di meccanismi che permettano un equilibrio interno dell'eurozona. Insomma, pensiamo sia utile che i paesi dell'area dell'euro possano in futuro rivolgersi a un ente che abbia l'autorevolezza e l'esperienza del Fmi e che sia in grado di mettere in campo procedure di intervento comparabili.”
Secondo l'impostazione prevalente nel governo tedesco, il piano d'azione dovrebbe includere dure sanzioni per quei paesi dell'eurozona non in grado di controllare le spese e dunque il deficit o colpevoli di aver accumulato un eccessivo debito governativo. In concreto, in futuro Berlino vorrebbe escludere dai fondi di coesione comunitaria i paesi meno virtuosi in tema di gestione del deficit, impedire temporaneamente il loro diritto di voto nell'ambito dei vertici ministeriali dell'Ue e addirittura sospenderli dall'eurozona. Un approccio forse troppo diretto per essere accettato dai francesi, se si considera che in passato la Francia ha dato prova di minor rigore fiscale rispetto alla Germania. Su questo punto l'asse franco-tedesco per la riforma dell'eurozona potrebbe quindi incrinarsi.
 

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