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Dods/ePolitix, 4 maggio 2010,

Il successo che i Lib-Dem stanno riscuotendo aumenta le probabilità che il risultato elettorale dia vita a un hung parliament. Quali sono le prospettive per una nuova tornata elettorale? Gordon Brown avrebbe la facoltà di convocarla? L'ex procuratore generale Lord Morris di Aberavon propone precedenti storici e pareri qualificati in materia.

Davanti alla possibilità che nasca un parlamento diviso, è corretto valutare l'opportunità di una seconda tornata elettorale nel 2010. Gli hung parliament non hanno generalmente vita lunga, come dimostra il precedente storico del febbraio 1974, quando il Labour ottenne 301 seggi, i conservatori 296, l'allora partito liberale 14 e le altre formazioni minori 24. Lord John Morris di Aberavon, giurista vicino al Labour, è stato procuratore generale ombra durante i lunghi anni dell'egemonia Tory e procuratore generale dal 1997 e 1999. Considerando i ruoli che si è trovato a occupare ha acquisito una rilevante esperienza in materia di procedure costituzionali.

Morris ricorda che alla vigilia delle elezioni del 1992 gli venne chiesto di pronunciarsi sulla possibilità per un primo ministro, non in grado di controllare la maggioranza della Camera dei Comuni dopo una consultazione elettorale, di sciogliere il parlamento e convocare un'elezione bis. In proposito non esisteva (e non esiste) un dettato normativo, ma soltanto consuetudini ricavabili dai precedenti storici oppure dal parere di eminenti studiosi. In circa venti anni di ricerche sul tema, l'autorevole giurista si è formato delle solide convinzioni in proposito e le espone agli analisti di Dods, importante società di consulenza e informazione politica britannica che segue accuratamente la competizione elettorale in corso.

Secondo Lord Morris, non esiste alcun diritto automatico del primo ministro in carica di sciogliere il parlamento in caso di esito elettorale incerto tale da impedire la formazione di una chiara maggioranza, forse lo scenario più probabile del voto del 6 maggio.  In effetti, da quanto si ricava dagli scritti di Sir Alan Lascelles (segretario privato di Giorgio VI), la Regina potrebbe rifiutare una proposta del premier in tal senso, soprattutto nel caso il parlamento apparisse ancora vitale e in grado di funzionare. Il monarca potrebbe sempre affidare a un altro leader politico (ad esempio, a David Cameron) l'opportunità di formare un nuovo esecutivo. Insomma, nell'eventualità che dopo un'elezione combattuta si formasse un governo di minoranza guidato dal premier in carica (sempre per esemplificare, Gordon Brown) e questo esecutivo venisse immediatamente sconfitto in parlamento su una questione cruciale, per correttezza istituzionale il primo ministro dovrebbe dimettersi e non sciogliere il parlamento.  Nel 1974 il premier uscente conservatore Edward Heath, verificata l'impossibilità di contare su una solida maggioranza, scelse appunto le dimissioni.

Quando un primo ministro scioglie il parlamento ed esce dalla successiva consultazione elettorale senza una maggioranza salda non ha dunque il diritto di convocare nuove elezioni, ma avrebbe il dovere di concedere a un altro leader la possibilità di formare un esecutivo. Ma esiste una postilla. Secondo i costituzionalisti, se il premier riuscisse a governare per un certo lasso di tempo (valutabile in alcuni mesi) per poi subire una sconfitta parlamentare su una questione rilevante e tale da sfiduciarlo, le sue credenziali per chiedere lo scioglimento della Camera dei Comuni sarebbero maggiori. Il fattore tempo gioca quindi un ruolo rilevante.

E' chiaro che i costituzionalisti britannici tendono a deprecare un eccessivo ricorso del premier in carica allo scioglimento del parlamento, considerandolo alla stregua di un'angheria nei confronti degli elettori. L'unica eccezione che essi ammettono, conclude Morris rifacendosi a un parere espresso nel 1992 da Sir William Wade (esimio giurista di Cambridge), è riconducibile alla possibilità che, essendosi formato un parlamento diviso e paralizzato dopo una tornata elettorale, il primo ministro riesca a costituire un esecutivo abbastanza solido per ottenere la fiducia del parlamento e governare per un lasso di tempo non troppo breve. Il precedente rimanda sempre al 1974, quando il laburista Harold Wilson, diventato premier in un hung parliament dopo le dimissioni di Heath, riuscì a governare sei mesi prima di chiedere lo scioglimento della Camera dei Comuni e tornare alla urne. Richiesta che gli venne prontamente accordata. (a cura di F.L.)

 

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