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di Francesco Forte, Critica Sociale n.4/2010,

La Fondazione Riformismo e Libertà, animata da Fabrizio Cicchitto, ha organizzato nelle scorse settimane un convegno sulla Libertà d'Impresa e la manovra economica del Governo. I lavori, a cui hanno partecipato tra gli altri i ministri Maurizio Sacconi, Renato Brunetta e Raffaele Fitto, sono stati introdotti da una relazione - che pubblichiamo - del prof. Francesco Forte, che presiede il Comitato scientifico della Fondazione R&L.

Euro e Mercati: genesi delle manovre
  • Il tasso di cambio euro-dollaro oscilla ora attorno a 1,20-1,25
  • Il tasso attuale corrisponde ai fondamentali a differenza di quello precedente, (quasi 1,5 con il dollaro) che con la sua irrealtà ha fatto emergere il dualismo nello sviluppo dell'Euro Zona suscitando la crisi economico-finanziaria delle regioni meno competitive
  • Il processo di riaggiustamento dovuto all'esodo di flussi importanti di capitali dall'Area Euro, mentre comporta un aumento di competitività dell'area e una crescita delle sue esportazioni, ha messo a rischio il debito degli stati più vulnerabili e ha generato una nuova percezione del rischio debitorio dell'Euro Zona
  • Ciò ha comportato la necessità di una politica di rigore rivolta a rassicurare i mercati. Tale esigenza è emersa anche in presenza della grande rete di sicurezza, a sostegno del debito europeo (BCE, FMI, Fondo di Intergaranzia degli Stati Membri)

Salvataggi e politiche neo-keynesiane

                                2006    2007   2008     2009    2010*

Deficit/Pil Area Euro     1,3%   0,6%  1,9%    6,3%     7,4%

Debito/Pil Area Euro    68,2%  66%   69,3%  78,7%   88,5%
*Previsione senza manovre correttive

  • L'aumento del debito nel 2008 non è dovuto al deficit dei bilanci correnti, ma ai salvataggi finanziari effettuati
  • I deficit 2009 sono stati causati in parte da effetti automatici della cattiva congiuntura, ma in parte, soprattutto per Spagna, Portogallo Grecia e Francia, a deliberate politiche di disavanzo neo-keynesiane miranti a rianimare l'economia, obiettivo che però non hanno conseguito

Collocamento del debito pubblico

Anni     Debito pubblico Area Euro

2006          5.800 miliardi 

2009          7.000 miliardi

  • Nel 2009 il maggior debito di 1.200 miliardi rappresentava un 20% in più da collocare sui mercati in una situazione di banche e borse molto meno favorevoli di quelle del 2006
  • Considerando una durata media dei titoli del debito pubblico di 6 anni lo stock di debito dell'Euro Zona comporta un'offerta di titoli per rinnovo di 1.160 miliardi annui

Competizione fra debiti pubblici
  • Sino al 2008 i titoli del debito pubblico degli stati dell'Euro Zona hanno avuto scarsi problemi di collocamento, in quanto offrivano una remunerazione maggiore del costo del denaro presso la banca centrale
  • Ciò è accaduto anche all'interno dell'Euro Zona per le banche di Germania e Francia per i titoli di Stati che davano rendimenti differenziali, come la Grecia e il Portogallo
  • Nel 2010, ai nuovi debiti pubblici dell'Euro Zona si sono sommati 180 miliardi in euro equivalenti del Regno Unito, circa altri 40 miliardi di altri stati europei e ben 1.100 miliardi di euro equivalenti di nuovo debito Usa
  • Si è scatenata così una competizione fra debiti pubblici dell'Unione europea e degli Usa

Rigore per l'Euro zona
  • La linea di rigore dell'Euro Zona ha una logica macroeconomica in relazione al deprezzamento dell'euro del 20%, che comporta un effetto di prezzo che genera un'espansione dell'export e una riduzione dell'import
  • Ciò è efficace se in pari tempo viene contratta di un'analoga dimensione la domanda interna in eccesso
  • L'Europa è in depressione, ma con la ripresa occorre evitare l'inflazione, per consentire alla Bce una politica monetaria permissiva, che favorisca l'investimento delle imprese e quello delle famiglie
  • Occorre evitare una tassazione del risparmio delle imprese e famiglie per lasciare spazio ai fattori della crescita economica che vengono dal mercato

La manovra italiana
  • Occorreva correggere il saldo primario, senza aumentare le imposte, che hanno effetti negativi sulla crescita. Questo è proprio ciò che è stato fatto
  • La manovra correttiva di 24,9 miliardi, fra il 2011 e il 2012, pari a 1,6-1,8 punti di Pil nel biennio, 0,8-0,9 all'anno, porterà a raggiungere i seguenti obiettivi
                              2011     2012
Saldo primario/PIL    +1%    +2,4%   
Deficit/PIL               3,5%     2,7%
Debito/PIL             118,5%  117%

Lo Stato a dieta
  • La spesa pubblica dell' Euro Zona, prima della crisi, era pari al 46% del Pil, con un'estensione dell'economia pubblica, considerando il settore degli enti ed imprese pubbliche che non operano sul mercato aperto, pari a circa il 50% del Pil
  • L'area di mercato vera è solo metà del Pil, quindi la crescita della produttività del sistema nell'Area Euro risulta scarsa
  • Per l'Italia la crescita ottimale si avrebbe con una spesa pubblica attorno al 38% del Pil *
  • Risultati analoghi emergono per gli altri stati dell'Unione Europea, ma con variazioni. Per alcuni il livello massimo del rapporto spesa/Pil per una crescita ottimale si attesta a una percentuale maggiore che per l'Italia. Ciò probabilmente perché la qualità della loro spesa è migliore e la pressione fiscale meglio distribuita

* Forte e Magazzino (2010)

Fisco e oneri burocratici
  • Il sistema fiscale ostacola la crescita non solo per le sue alte aliquote, ma anche per le complicazioni burocratiche e per alcune anomalie ed "esosità" tributarie (vedi IRAP) e contributive, che stimolano l'economia sommersa e danno una giustificazione etico economica all'evasione
  • La bassa crescita dipende anche dalle troppe regolamentazioni delle imprese e da un mercato del lavoro ancora non diversificato con lo sviluppo della contrattazione decentrata basata sulla produttività

Ridurre la spesa pensionistica
  • Dal 2006 al 2009, la spesa per pensioni in Italia si è accresciuta, in percentuale sul Pil, del 2%
  • Lo stato destina agli enti previdenziali circa 75 miliardi, che si aggiungono ai contributi sociali e che sono tratti dalle imposte statali e dal deficit pubblico
  • L'elevamento dell'età pensionabile delle donne del settore privato a 65 anni, a regime può portare a un risparmio di 1,3 punti di Pil. Con il risparmio nel settore pubblico che vale altri 0,2 punti
  • Accelerando l'andata in pensione degli uomini a oltre 65 anni, si può ottenere un altro risparmio di 1 punto di Pil e ciò tenendo conto anche degli incentivi che si possono fornire ai pensionandi, per avvantaggiarli nel prolungamento della loro andata in pensione e nel diritto a lavorare dopo senza oneri contributivi

Ridurre la spesa sanitaria
  • Dal 2006 al 2009, la spesa sanitaria in Italia è cresciuta, in percentuale sul Pil dello 0,6%
  • Nel 2010 il Fondo Sanitario Nazionale, che il Governo mette a disposizione delle Regioni, è di 102 miliardi di €
  • A questo Fondo affluisce IRAR La quota di essa sul valore aggiunto lordo del lavoro, che si può configurare come un contributo dei beneficiari alla copertura della spesa sanitaria, è di circa 30 miliardi
  • Gli altri 72 miliardi sono tratti da altre fonti di finanziamento: ossia le imposte e il deficit pubblico

Come ridurre la spesa sanitaria
  • Per la messa in sicurezza del sistema sanitario bisognerà adottare strutturalmente tre regole in parte già impiegate:
- il commissariamento delle gestioni sanitarie regionali che non rispettano i costi standard
- la facoltà per le Regioni di adottare ticket sanitari e la destrutturazione
- la trasformazione dell'Irap in due imposte, una sugli utili lordi delle imprese e del lavoro autonomo e un'altra sul costo del lavoro dipendente o autonomo, sotto forma di contributo sanitario regionale, detraibile dalla imposta statale sul reddito

Il groviglio delle società controllate

                                       2009  Crescita 2009/2008
S.p.a. pubbliche minori      4.741        6,3%
Consorzi pubblici               2.365        3,2%

  • Questa selva di consorzi e società pubbliche va disboscata eliminando quelle inutili, ridimensionando quelle sovradimensionate e privatizzando quelle (moltissime) che si possono cedere sul mercato, con simultanea riduzione del debito pubblico. Ciò vale in particolare per le ex imprese municipalizzate, in cui il Comune può rimanere con una piccola quota

Costituzione e crescita
  • Per la crescita è essenziale la riduzione del dirigismo
  • L'iniziativa per la libertà d'impresa proposta dal Governo si accompagnerebbe alla temporanea sospensione del dirigismo di cui al terzo comma dell'articolo 41 della Costituzione per stabilire, innanzitutto la libertà di creare nuove imprese mediante autocertificazioni e silenzio assenso dei vari soggetti competenti a dare le autorizzazioni
  • Nel frattempo occorrerà modificare l'articolo 41 e con esso il nuovo Titolo V della Costituzione sulle competenze delle Regioni, per stabilire in modo chiaro che "L'iniziativa economica privata è libera.", salvo per le regole che servono per attuare la libera concorrenza, nel quadro dei principi europei
  • Così saranno permanentemente validi i due principi di cui sopra e le decisioni delle regioni e degli enti locali non potranno contrastare con l'interesse nazionale alle iniziative economiche delle imprese

Ranking Doing Business


Tipologia di attività                           Ranking Doing Business (183 paesi)

-Avvio di impresa                                     16
-Permessi di costruzione                         85
-Occupazione di manodopera                  99
e rapporti contrattuali
-Acquisto e cessione di                            98
proprietà immobiliari
-Ottenimento di credito                           87
-Tutela del diritto di investimento            57
-Tassazione (in ottica internazio-            138
nale)
-Commercio interstatale                          50
-Controversie sui contratti                      156
-Chiusura dell'impresa                             28
Posizionamento generale dell'Italia      78

Le opere pubbliche: una storia di frammentazione

Grand opere*   Progettazione  Gara  Esecuzione Contratto Ultimate
legge obiettivo    
2007                    69,5%             7,5%          20,8%               2,3%
2004                    73,6%             7,8%           8,7%                  0%
*Studio ISAE

  • La maldestra riforma del Titolo V della Costituzione ha ingessato le competenze legislative in materia di infrastrutture, dando un diritto di veto non solo alle Regioni su tutte le opere strategiche ma anche agli enti locali sulle opere di minore importanza
  • Questo è un problema su cui è urgente porre rimedio

Opere pubbliche: qualità e rapidità
  • Occorre chiarire bene, con la riforma federalista, le competenze dei vari soggetti: Stato, Regioni, Enti Locali e autorità varie, in relazione alle infrastrutture che attraversano il loro territorio e disporre di uno schema di incentivi per superare i ricatti degli Enti Locali delle località che debbono concedere spazi di territorio e/o possono subire inconvenienti dalle opere
  • Nell'esperienza europea, per la accelerazione delle opere pubbliche, emergono sempre più il sistema PPP, (Partenariato Pubblico Privato), la finanza di progetto e il Design and Project System. Per le concessionarie delle autostrade Anas, in tale prospettiva, occorrerebbe stabilire che esse possono eseguire con proprie imprese i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria
  • Nelle gare occorre modificare l'attuale principio della scelta in base al solo prezzo più basso e introdurre parametri di tempi di realizzo e garanzia qualitativa

Fisco e attrazione di investimenti
  • L'Italia, secondo la Banca Mondiale, è nei posti bassi della graduatoria circa la convenienza degli investimenti in particolare di quelli esteri, soprattutto riferendosi agli aspetti fiscali. Di ciò soffre soprattutto il Mezzogiorno
  • Le convenzioni internazionali sulla doppia imposizione in effetti non consentono alcuna detrazione dell'Irap che è un'imposta ignota internazionalmente
  • Attuando la divisione in due dell'Irap si rende detraibile l'aliquota sui profitti lordi dall'imposta sui profitti delle società nel paesi di origine
  • Le Regioni e gli Enti Locali del Mezzogiorno dovrebbero essere dotati di strumenti flessibili, compatibili con la normativa europea, per promuovere, mediante un'estesa liberalizzazione, di cui un primo passo vi è nel decreto anticrisi, le nuove iniziative economiche e tutelarne la libertà di impresa, per gli insediamenti esteri e italiani affiancando contratti di lavoro articolati a livello di regioni, distretti e impresa

Giustizia civile
            Cause civili pendenti(2006)   Durata cause commerciali
Italia           3,7 milioni                             1.210 giorni
Francia        1,1 milioni                               300 giorni
Germania    544.000                                  400 giorni
  • Occorre abbreviare queste procedure. E ciò anche a vantaggio del Sud dove esse sono più lunghe della media del Nord

Lo sviluppo dell'Italia e del Mezzogiorno
  • La politica dei Por, chiaramente, è fallita nel Centro e nel Sud e non è servita nel Nord
  • Il Mezzogiorno non ha bisogno di sovvenzioni, ma di capitale fisso e di capitale umano, sia per avere maggior crescita, che per combattere la criminalità organizzata, che ha le sue radici nella bassa mobilità sociale e nel controllo fisico e culturale del territorio
  • L'Italia, non solo il Mezzogiorno, ha bisogno di essere liberata dai troppi vincoli che incentivano il fenomeno dell'economia sommersa
  • La legalità deve essere sentita e per questo è necessario che le leggi fiscali, contributive, di regolamentazione, siano moderate e che predomini la libertà
• A questo deve mirare la nuova stagione di riforme
 

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